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HO PROVATO LA SEGREGAZIONE E MI E’ PIACIUTA

burqaDall’Huffington Post del 22.01.17, reportage di una inviata sulla condizione femminile in Kuwait: “Per un attimo, con il burqa addosso, ho pensato che forse potrebbe essere giusto indossarlo ogni giorno. E guardandomi allo specchio, non ritrovando il mio viso, ma solo una nuvola nera, mi sono domandata se non sia forse questa una lezione che dobbiamo prendere dal mondo arabo: annullare la necessaria ossessione per l’immagine che tutte abbiamo, annullare il giudizio delle altre attraverso la loro bellezza, imparare a mostrarci privi di ossessioni e di sovrastrutture”. Dal Burlington Post del 23.01.17, reportage di una inviata sulla condizione femminile negli Emirati Arabi: “Oggi ho scoperto, facendo l’intervista a una poveretta condannata in contumacia, che  da queste parti,  in un processo, la testimonianza della donna vale la metà di quella di un uomo. Per un attimo, con il verdetto in mano, ho pensato che forse potrebbe essere bello così anche da noi. E leggendo la sentenza ho capito e mi sono domandata se non fosse anche questa una lezione che dobbiamo prendere dal mondo arabo. Dopotutto, è una specie di applicazione da mille e una notte delle nostre quote rosa, anzi meglio: due donne per ogni uomo”. Dal Pollington Post del 24.01.17, reportage di una inviata sulla condizione femminile in Qatar: “Ho appreso che, per guidare, le donne hanno ancora bisogno del permesso del marito. Allora, appena atterrata, ho chiesto il nulla osta a  quello del noleggio auto, ma me l’ha negato. Perciò sono montata sul sedile posteriore della Toyota a nolo e, intanto che mi portavano all’hotel, ho pensato che forse sarebbe bello farsi scarrozzare ogni giorno anche in Occidente. Guardando nello specchietto retrovisore ho visto una fila di macchine tutte guidate da uomini e mi sono domandate se non sia forse questa una lezione che dobbiamo prendere dal mondo arabo: annullare la necessaria ossessione per il motore che tutte abbiamo, annullare il giudizio delle altre attraverso la loro carrozzeria, imparare a mostrarci prive di ossessioni per la velocità e l’autocontrollo e di sovrastrutture come il navigatore automatico e il volante in pelle”. Dal Pirlington Post del 25.01.17, reportage di una inviata sulla condizione femminile in Oman: “Oggi ho parlato con una signora che sta divorziando. Contrariamente ai frusti luoghi comuni occidentali sulle presunte rigidità della Sharia, ho scoperto che  il divorzio è ammesso anche qui. Certo, l’uomo non ha bisogno di motivazioni mentre la donna deve passare attraverso un lungo iter giudiziario in otto tappe. Per un attimo, ho pensato che forse sarebbe bello introdurre il divorzio lungo solo per le donne anche in Europa. Studiando le leggi di qui, e mettendomi nei loro burqa,  mi sono domandata se non sia forse questa una lezione che dobbiamo prendere dal mondo arabo: annullare la necessaria ossessione per la brevità (e la separazione breve e il divorzio breve) che tutte abbiamo, annullare il giudizio delle altre attraverso il numero di mariti che hanno avuto, imparare a mostrarci prive di ansie per il tempo  che non passa mai”. Nota bene: tre dei precedenti quattro articoli sono fake, ma la verità è una sola: piccole donne crescono.

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