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La Medicina Diletta

Ha giurato il governo Letta ed è scattata la sindrome da inciucione. Si è gridato al suicidio assistito del Pd, al vergognoso governissimo, al fatto che ci stiamo abituando a tutto. Quasi che, dopo i due papi e il presidente bis, l’impossibile sia diventato la cifra del nostro quotidiano. ‘É un mondo difficile, É vita intensa, felicità a momenti e futuro incerto’ cantava Tonino Carotone qualche anno fa.

Però, a ben vedere, Bersani, nell’ingenuo e ottuso candore con cui ha provato a opporsi alla fusione fredda con il berlusconismo non ha dato prova della stupidità di cui l’han tacciato i sapientoni della real politik. E neppure della sordità di cui l’hanno accusato i pidiellini ansiosi di sedersi al tavolo di palazzo Chigi dopo aver quasi vinto le elezioni. Il vero peccato di Bersani è l’inadeguatezza che, per certi versi, è più pericolosa della stupidità e della sordità messe insieme. Ma non è il solo ad essersi dimostrato inadatto ai tempi. Nel mazzo ci va, a buon diritto, l’intera classe politica e gran parte della nostra intellighenzia, di destra e di sinistra. Chi parla, disserta e scrive di larghe intese necessarie, di governo di pacificazione, di inciucio è sprovveduto tanto quanto coloro che, brigando nei palazzi del potere, a quel preteso inciucio stanno dando vita. Infatti, ha senso disquisire di incontro degli opposti o di ‘compromesso storico’ solo quando due forze antagoniste siano spinte dalla necessità a collaborare. Nel caso italiano non c’è alcun inciucio perché non vi è nulla che divida, discrimini, separi sul piano dei contenuti, dei programmi e della sostanza, il centrodestra dal centrosinistra. Quindi, ha perfettamente ragione Napolitano nel bacchettare chi si ostina a escogitare formule alternative per battezzare un gabinetto che è solo ed esclusivamente politico. Pdl e Pd sono stati marcati, negli ultimi vent’anni (pur con nomi e sotto insegne diverse), da differenze di facciata che correvano lungo steccati puramente illusori: l’antiberlusconismo e l’anticomunismo. Hanno dato vita a feroci contrapposizioni all’arma bianca per preservare queste linee maginot mentre intorno a loro passava la Storia. Quella tessuta da poteri opachi e sovranazionali che incantavano le masse con il sogno comunitario (falso come Giuda) e intanto le spogliavano dei gioielli di famiglia. E facevano i loro comodi, issavano vessilli, contrabbandavano parole d’ordine (globalizzazione, competitività, liberalizzazioni, apertura indiscriminata delle frontiere), conquistavano postazioni e incenerivano le casematte della nostra sovranità, ormai reliquati da Bella Epoque. Emma Bonino e i radicali (col loro movimento trans-partito e trans-nazionale, come adorano chiamarlo, e con la favoletta degli Stati Uniti d’Europa) sono i perfetti epigoni e corifei di questa Visione del mondo e delle cose del mondo. Non a caso, la Bonino è il nuovo Ministro per gli Affari esteri. Gli elettori di sinistra odiano il Pdl perché lo identificano con Berlusconi, quelli di destra detestano il Pd perché ci vedono, in controluce, la falce e il martello. Ma, se grattate via le etichette, la polpa delle due forze contrapposte è identica e il loro progetto definito, comprensibile e articolabile in un programma omogeneo e in provvedimenti largamente condivisi. In questo senso, Bersani è inadeguato. Non aveva capito che, a parte i due fossati di vernice di cui sopra, gli opposti schieramenti sono uniti da autostrade di cemento armato. Napolitano è da mo’ che c’è arrivato e che prova a farci correr sopra le sue macchinine. L’esperimento Letta, in ultima analisi, non è il parto obbrobrioso e inguardabile di un coniugio contro natura. Semmai, è il frutto di un incesto tra consaguinei. E, comunque, è il solo sbocco possibile di un paese dove il sessanta per cento dei parlamentari crede nelle stesse cose. Purtroppo, venerano anche gli stessi totem. Quelli che ci stanno portando alla rovina: in primis, l’Europa Unita e lo smercio della nostra sovranità. Ecco che Bersani, nato lo stesso giorno di Berlusconi, ne è gemello non solo anagrafico, ma pure ideologico. Entrambi sono europeisti e sono andati, andranno (o sarebbero andati se ne avessero avuto il destro) col capello in mano a Bruxelles e Francoforte per mendicare denari a Draghi, linee di governo alla Merkel, placet a Olli Rehn. Governo del Pdl, Governo del Pd, governo del Pd+Pdl sono tutte variabili di una ricetta dallo stesso sapore. Quindi, l’approdo verso cui il Quirinale ha pilotato la crisi non era (solo) il solo possibile, auspicato dai mercati e benedetto dalle cancellerie. Era anche l’unico logico posto che la sudditanza dei partiti che lo compongono è colpevolmente condivisa. Va da sé che questo governo è anche una iattura perché è chiamato a consolidare la cornice della tela a tinte fosche in cui siete immersi. C’è un lumignolo di speranza? Forse. Per esempio che, vedendoli tutti dalla stessa parte (come era avvenuto con Monti, ma non in modo altrettanto icastico e spettacolare), la gente capisca di esser condotta, passo passo, da un presente di miseria a un futuro di schiavitù. E comprenda la necessità indifferibile di una nuova linea di frattura nelle convinzioni e nei valori dell’opinione pubblica che non passi più tra le categorie della destra e della sinistra, ma tra quelle dell’europeismo da un lato e dell’antieuropiesmo dall’altro, della distruzione delle identità nazionali e delle sensibilità locali da un lato e del loro recupero dall’altro, del servaggio fiscale e burocratico da un lato e della riconquista della sovranità e indipendenza (anche monetaria) dall’altro. Di qua ci stanno tutti quelli che avete votato finora. Di là, il terreno vergine e inesplorato di un’alternativa reale. Se invece la strada vecchia vi rassicura, non ne avete ancora abbastanza e vi serve giusto un aiutino per continuare a dormire, allora il governo Letta è la medicina che fa per voi.

 

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