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NEPPUR SI MUOVE

galileoDue titoli a caso dopo la rumorosa sentenza di Tribunale sul lavoratore ‘ucciso’ dall’uso smodato del cellulare e la puntata di Report sul rischio di certi vaccini. Da ‘Libero’: Chi fa la guerra è peggio dell’Isis. Da ‘La Repubblica’: Può il giudice decidere che il telefono fa male? A cosa servono questi titoli? A farci capire la piega tremendamente medievale presa dal dibattito pubblico intorno ai limiti, alle risorse, alle possibilità e ai presupposti del sapere scientifico. Essi ci raccontano, in altri termini, in cosa si è trasformata la scienza agli occhi delle masse e di coloro i quali – media generalisti, in particolare – filtrano la realtà a beneficio delle stesse. La scienza non è più quell’insieme di processi basati sul metodo sperimentale, smentibile per definizione, di cui, dai tempi di Galileo, tocchiamo con mano la generosa potenza e la disorientante incertezza. Generosa potenza nella misura in cui gli scienziati hanno messo il turbo agli umani destini lanciandoli a razzo nei cieli di un progresso senza fine; disorientante incertezza laddove la scienza si traduce in una stratificazione successiva di teorie nuove, diverse, originali le quali non fanno che oltrepassare di continuo le acquisizioni accreditate in precedenza: Newton supera Galilei, Einstein supera Newton, la fisica quantistica oltrepassa Einstein. È una corsa senza freni alla dimostrazione dell’errore. La scienza si nutre di errori, ha come ragion d’essere, come missione costitutiva della sua metodica, la falsificazione dei paradigmi anteriori. Ed è così che essa progredisce e ci fa progredire: elaborando nuove  teorie, a volte scandalose e sconvolgenti, e mettendole empiricamente alla prova. Lo ha fatto Copernico ponendo il sole al centro e la terra in periferia. Lo ha fatto Einstein trasformando il tempo in una variabile dimensionale. Bene, oggi – nel sentire corrente di cui i due titoli succitati costituiscono una sintesi esemplare – la scienza si è trasformata nel suo contrario. È diventata l’equivalente del dogma custodito dai dotti eruditi della tradizione tomistica. Adesso – e proprio nell’età del loro trionfo – scienziati, medici e affini  devono farsi   numi tutelari delle Nuove Scritture dello ‘scientificamente corretto’ (un ossimoro assoluto). Alla pari dei mastini del Sant’Uffizio che mandarono al rogo Giordano Bruno per aver sostenuto l’infinità del mondo o comminarono la galera a vita a Galilei per aver patrocinato le tesi di Copernico. Per dire, oggi dei vaccini è persino rischioso dubitare. E ciò in nome della tutela della salute pubblica, come una volta si appiccavano roghi in nome della tutela della salvezza dell’anima. I vaccini fanno bene sempre perché si sa che è così. A chi li mette in discussione non viene neppure chiesto in forza di quale teoria alternativa o di quali studi. Gli si tappa la bocca e morta là. Così come la si tappava, con la mordacchia, all’eretico di Nola fumigante sulla pira. La ‘scienza’, così fraintesa,  ha sostituito le granitiche certezze dell’ortodossia medievale. Molti suoi feticisti trasudano il livore cattivo degli inquisitori seicenteschi scandalizzati dalla bestemmia di una terra rotante attorno al sole.  La loro intelligenza è paralizzata dall’arroganza. E neppur si muove.

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