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NON CI POSSO CREDERE

jfkIl clamore suscitato dalla presunta desecretazione dei documenti relativi alla morte di Kennedy da parte di Donald Trump è di una involontaria, strepitosa comicità. Essa dimostra quanto, nell’animo, la popolazione del globo e la sua rete mediatica di riferimento siano ancora irrimediabilmente fanciulle o, addirittura, lo siano sempre più. In teoria, i teleutenti dovrebbero essere furbi, scafati, rotti a ogni malizia vista l’enorme mole di dati e informazioni reperibili attraverso il web e tramite le miriadi di fonti ‘indipendenti’ da cui sono quotidianamente bombardati,  a suon di breaking news. In pratica, le masse si stanno trasformando in eserciti di idioti permeabili a qualsiasi panzana. Prendi il caso Kennedy. Hanno messo su un teatrino in tre atti riassumibili come segue: 1) Trump comunica la discovery integrale dei documenti relativi all’omicidio di JFK; 2) La CIA e L’FBI si oppongono e, opponendosi, recitano a puntino la parte dei poteri  deviati che la letteratura di genere assegna loro da quasi un secolo; 3) i media più scaltri hanno subito accesso alle carte più scottanti e spiegano al volgo che c’è ben poco da scottarsi. Le sconcertanti rivelazioni consisterebbero – pensate un po’ lo scoop – nel fatto che la CIA fu informata dell’imminente assassinio di Lee Harvey Oswald. Un po’ come se – una volta scoperchiati gli altarini dell’11 settembre – apprendessimo che i dirottatori suicidi delle torri gemelle erano siriani anziché arabi.  Il che, tra parentesi, è successo davvero. Proprio Trump, infatti, poco prima di essere eletto – onde stimolare gli americani a votarlo – promise loro succulente sorprese a proposito degli attentati delle Twin Towers. Per poi chiarire, il giorno appresso, che proprio lui sarebbe riuscito a dimostrare, ravanando tra gli archivi dei servizi, l’autentica nazionalità degli attentatori. Insomma, la strategia basica di queste fragorose ‘notizie’ è studiata a tavolino e si struttura in tre mosse; primo: allestire uno show col quale, a reti unificate, i media di mezzo mondo, anzi del mondo intero, preannunciano la decisione di un’autorità pubblica di fare finalmente luce sulle losche macchinazioni sottese a un eclatante, e mai chiarito, fatto di cronaca. Secondo: fingere ci sia qualcuno, di solito impersonato dal cattivone di turno (nel caso Kennedy, la CIA), ostinatamente avverso alla divulgazione della verità. Da ultimo: celebrare la vittoria della trasparenza con la messa a disposizione delle famose ‘carte segrete’ che di segreto non hanno una mazza, se non dettagli secondari e irrilevanti delle sordide faccende. Eppure, i media di mezzo mondo, anzi del mondo intero, e molti dei loro fruitori abboccano all’amo: credono davvero che – ove vi fosse un complotto dell’Amministrazione USA  sotto forma di false flag – il governo americano darebbe il beneplacito a una confessione autolesionistica. Credono veramente che –  se mai le carte occulte occultassero davvero la polvere –  i responsabili solleverebbero il tappeto. Infine, credono sul serio che i dossier dati in pasto all’opinione pubblica siano proprio quelli mancanti e definitivi. Mica vero che siamo una civiltà senza fede. Gli uomini d’oggi, laici, adulti e vaccinati, forse non credono più in Dio. Ma a tutto il resto sì.

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