Articoli

Hanno fatto la festa alla Repubblica

Oggi in tanti festeggiano la Repubblica, ma non si accorgono che la festa – alla Repubblica – qualcuno gliel’ha già fatta da un pezzo. Ma non tutta in una volta. Piuttosto, tomo tomo cacchio cacchio, come si dice a Napoli. E non in modo appariscente, come d’uso e costume il due di giugno di ogni anno, dal 1946 in qua: con le parate, i discorsi, le trombe ed i tromboni. No: in un modo riservato, piuttosto, così da non dare nell’occhio. Con una strategia low profile, come si dice a Londra. Cosicché gli italiani – impegnati a festeggiare la Repubblica un giorno all’anno – non si sono accorti di come la stessa è stata letteralmente  “smontata” negli altri trecentosessantaquattro. Un anno dopo l’altro, un trattato dopo l’altro, una modifica costituzionale dopo l’altra. Ci sembra bello, allora, ricordare, proprio oggi e in fila indiana, tutte (o quasi) le date dei singoli passaggi attraverso i quali la nostra beneamata Nazione è stata sostanzialmente (oltre che formalmente) spogliata delle sue prerogative sovrane. E così, abbiamo avuto, nell’ordine:

A) 29.01.1992: legge numero 35 con la quale si stabilì la privatizzazione degli enti pubblici economici e la dismissione delle partecipazioni statali da cui discenderà la sostanziale privatizzazione delle quote di Banca d’Italia detenute fino ad allora, per obbligo di legge, da istituti di credito pubblici;

B) 07.02.1992: firma del Trattato di Maastricht istitutivo dell’Unione europea;

C) 07.02.1992: legge nr. 82 con cui Bankitalia venne esonerata dall’obbligo di concordare il tasso di sconto del denaro con il Ministero del Tesoro;

D) 10.03.98: decreto legislativo nr. 43 con cui si abrogò la legge nr. 171 del 1965 che consentiva la stampa di “biglietti di Stato” ;

E) 01.01.1999: esordio dell’euro nei mercati finanziari;

F) 18.10.2001: legge costituzionale nr. 3 di modifica dell’art. 117 della Costituzione: la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto “dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”;

G) 01.01.2002: inizio della circolazione dell’euro e della sostituzione della Lira come moneta nazionale;

H) 13.12.2007: firma del Trattato di Lisbona;

I) 25.03.2011: ratifica, da parte del Consiglio europeo, delle modifiche all’art. 136 del Trattato di Lisbona che consentono l’istituzione del MES, il cosiddetto “Fondo salva Stati”;

L) 20.04.2012: legge costituzionale numero 1 di modifica degli articoli 81, 97, 117 e 119 della Suprema Carta e di introduzione dell’aberrante, e incostituzionale, pareggio di bilancio in Costituzione;

M) 23.07.2012: legge di ratifica del Fiscal Compact (entrato in vigore il primo gennaio 2013) con il quale si stabilisce l’obbligo per lo Stato italiano, da un lato di comunicare ex ante al Consiglio dell’Unione europea e alla Commissione europea i propri piani di emissione di debito pubblico e, dall’altro, di garantire correzioni automatiche con scadenze determinate quando tale Stato non è in grado di raggiungere altrimenti gli obiettivi di bilancio “concordati”; con lo stesso trattato intergovernativo viene ratificato l’obbligo del deficit tendenziale allo 0,5 per cento del PIL e del rientro dal debito pubblico (laddove superiore al 60 per cento del PIL) a colpi di un ventesimo all’anno della parte eccedente;

N) 24.12.2012: legge numero 234 con la quale si sono istituite la “legge europea” e la “legge di delegazione europea” che, a loro volta, recepiscono d’emblée, entro e non oltre il 28 febbraio di ogni anno, le norme di matrice europea (oltre un terzo delle leggi licenziate ogni anno dal “nostro” Parlamento);

O) 24.12.2012: legge numero 243 “rinforzata”, modificabile solo a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, di attuazione del principio costituzionale del pareggio di bilancio.

Ma non è finita qui. Il prossimo bocconcino amaro da trangugiare sarà la riforma del MES. E l’Europa ha fretta, come ci ricorda un pezzo pubblicato su Italia Oggi il 03.05.22: “Nelle scorse settimane l’Eurogruppo non le aveva mandate a dire a Mario Draghi. In particolare si era chiesto conto al governo italiano del ritardo della ratifica in Parlamento della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes)”.

Ergo, oggi 2 di giugno dell’anno del Signore 2022 –  prima di stappare lo spumante per festeggiare la Repubblica –  segnatevi su un taccuino ciascuna delle date suelencate. Poi rileggetele con calma. E rimettete in ghiaccio la bottiglia.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com

Potrebbe Interessarti Anche

Nessun Commento

    Lascia un commento

    Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.