Blog

IL TUMULTO DEI CIAMPI

CIAMPIAlle solite: unilaterali tumulti retorici in morte di un personaggio famoso. A ben vedere, fermo il rispetto a prescindere imposto dal lutto, accanto alla pista agiografica (volta a celebrare le gesta, le parole, i successi del defunto) ce n’è una storiografica che mira a soppesare senza sconti la sua eredità. Perciò, su Carlo Azeglio Ciampi – considerato l’unanime plauso dei media nazionali – proviamo a battere la seconda strada. E a farci qualche domanda nuova. Ciampi è uno dei protagonisti, forse il primo, dei fasti italiani in Europa. Egli è anche uno dei due artefici (con Beniamino Andreatta) di quel divorzio, del 1981, tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia che castrò il nostro Paese della sua sovranità monetaria. Con il risultato che il nostro debito pubblico schizzò – in poco meno di quindici anni (dal Mundial di Spagna, diciamo, al post tangentopoli) – da circa il 60% a circa il 120% sul PIL. Il tutto grazie alla lievitazione spaventosa della spesa per interessi innescata dal celebre duo. Eppure, Ciampi è ricordato non per questo aumento, ma per una repentina diminuzione del deficit (dal 6,4 al 2,7%) avvenuta nel 1997 quando l’Italia doveva entrare in Europa. Un autentico miracolo, compiuto grazie a una manina provvidenziale: quella dei mercati. Infatti, solo i mercati possono far esplodere o comprimere lo spread a piacimento (come ben insegna la caduta di Berlusconi, del 2011). Ecco come il nostro commentò l’evento: “Lo spread aveva raggiunto i 600 punti base. Riuscimmo a portare il differenziale a 40 punti base. Già sotto i 200 punti sui mercati a Londra ci fu chi brindò”. Ecco la chiave per capire (quasi) tutto. Siamo entrati in Europa non per il tocco taumaturgico di Prodi e di Ciampi, ma solo perché le Borse (che poi, infatti, hanno brindato) ci volevano dentro la gabbia e ci hanno quindi dato fiducia, allentando la pressione sul nostro debito. Esattamente lo stesso meccanismo – quattordici anni dopo – ci impose il cambio in corsa di un manovratore ritenuto scomodo. Non è difficile da comprendere. Basta fare due più due, ma nessuno ha coraggio di dire quattro. Se ci provasse svelerebbe gli artefici del best seller ‘L’Italia in Europa’: una trama costruita non sui vizi e sulle virtù di un Paese, ma sulla menzogna e sulla manipolazione dei suoi leader. Ciampi disse poi: “fiducia significa anche inviare messaggi ai mercati”. Grande Governatore! Prima hai consegnato lo stivale alla finanza transnazionale e poi ci hai insegnato come sedurla per poter sopravvivere. Altro detto di Carlo Azeglio: “Ogni generazione è anche il frutto di quanto le generazioni precedenti sono state capaci di insegnare”. Le nuove generazioni di sudditi non saprebbero esprimere meglio il concetto. Grazie di tutto, Mr. President!

Potrebbe Interessarti Anche

Nessun Commento

    Lascia un commento

    Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.