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LA CINA E’ PICCINA

LA CINAIl sindaco di un comune meridionale, San Sossio Baronia, ha pubblicato un annuncio su alcuni siti on line specializzati in intermediazione offrendo all’asta il proprio municipio a investitori stranieri con queste parole: “cercasi facoltoso investitore cinese disposto a rilevare il nostro comune”. L’idea gli è venuta assistendo all’acquisto dell’Internazionale Football Club da parte di una corporation cinese strafantamultimiliardaria. I quotidiani hanno dato la notizia con un tono di ironico compatimento, in verità del tutto ingiustificato. Il primo cittadino in questione ha semplicemente reagito, con l’ingenuità naive propria dell’uomo qualunque (detto con tutto il rispetto possibile), a una stupefacente constatazione. Per qualche oscuro, esoterico motivo, i poveracci con gli stracci di un tempo sono diventati i paperoni del globo. I comunisti non mangiano più solo i bambini, si pappano anche i loro genitori e persino i nonni in là con l’età, se pensate che il venerando padre della patria, Silvio Berlusconi, e la sua squadra, simbolo e prodromo di ogni suo successivo trionfo (politica compresa), verranno divorati da altri piranha dagli occhi a mandorla. Per stringere: il mondo sottosopra. Una volta i cinesi morivano di fame e gli stava bene visto che erano gialli fuori e rossi dentro, cioè l’antitesi della democrazia. Oggi in Cina c’è più democrazia che nell’Unione Europea e, en passant, le loro ditte si comprano le nostre   quando gli avanzano gli spiccioli. Un sindaco del popolo queste cose le sente, anche se magari non riesce ad esprimerle. Egli giustamente si chiede dove sia finita la grana. Colpa del fiscal compact, colpa del patto di stabilità, colpa di una catena di ritardi nei pagamenti che, come ogni catena, ha un suo anello di origine con un nome e un cognome anzi due (Beniamino Andreatta e Carlo Azeglio Ciampi) e persino una data di nascita (1981) e financo un titolo di testa (perdita della sovranità monetaria). Ma queste cose un sindaco mica le sa, non le sa neanche Moratti. Anzi, non le sa proprio nessuno, a parte i cinesi. Bando alle ciance e dritti al sodo che le chiacchiere stanno a zero: lo stato sovrano ha finito i soldini, i mercati non ci danno fiducia, ma i cinesi ne comprano di ogni, mica solo i bar di periferia. Dell’Italia, come del salame, non si butta via niente. Dunque, perché stupirsi se il sindaco di San Sossio Baronia si vede nei panni dell’amministratore di condominio di una piccola China town? La Cina è vicina! E la nostra smarrita Nazione è più piccina che mai.

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