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La Krescita

Il nuovo premier è il compendio di tutto ciò che, oggigiorno, la Matrice esige da un leader. Li vuole proprio così. Brillanti e proni. Brillanti nel senso di piacioni, simpatici, semplicisti, superficiali. Proni nel senso di inclini ad accettare, digerire e veicolare le vulgate funzionali al buon mantenimento del Sistema. Renzi è bravissimo a disimpegnarsi con i media e negli appuntamenti istituzionali importanti.

Dal discorso a braccio ai parlamentari italiani a quello in inglese a Bruxelles, dal ping pong verbale con Grillo ai siparietti con Mister Obama, dai salotti televisivi alle direzioni Pd, è una sorta di robottino sempreimpiedi che dice immancabilmente la cosa giusta, con l’inflessione giusta, col sorriso giusto E’ perfetto per il tipo di lavoro che gli hanno affidato. Attenzione, prono non significa stupido. E Renzi, infatti, non lo è. Vuol dire piuttosto ‘tarato’ sulle bufale endemiche che la Matrice propaga tra le masse per auto-sostentarsi. Per dire, quando Renzi spara le supercazzole sul sogno europeo che dal nonno passa al figlio o quelle sul futuro che non è un luogo da aspettare, ma un posto da conquistare, o altre amenità kennediane o da sbarco lunare, ci crede davvero. Una disciplina come la programmazione neurolinguistica, che studia il funzionamento della mente e i mille modi per condizionarla, direbbe che la sua mappa del mondo è rigidamente strutturata su alcune ‘ancore’ linguistiche e visive. Significa che il soggetto non vede la realtà com’è, ma semmai come l’ha artatamente riprodotta nella sua testa. Nel nostro caso, Renzi e tutti coloro, grandi e piccini, che ne ascoltano incantati le fole, non ‘vedono’ realmente i problemi e, quindi, non possono escogitare le soluzioni corrette. ‘Vedono’ il film che la Matrice ha pensato per loro e gli ha installato tramite i media mainstream e ‘veNdono’ le soluzioni che la Matrice gradisce perché non ne turbano l’equilibrio omeostatico. Ecco il motivo per cui non usciamo dall’incubo. Siamo come dei carcerati in fuga. Scaviamo un tunnel circolare che ci riporta nella stessa cella. Dove il foro è stato, nel frattempo, murato perché un nuovo profeta in pendant coi tempi (sia esso Monti, Letta o Renzi) ce lo faccia riaprire e il supplizio di Sisifo ricominci. Mese dopo mese, anno dopo anno sempre lo stesso percorso. I criceti podisti sulle loro ruotine sono più liberi. C’è un modo per uscirne? Forse si. Ricominciare dalla filosofia. Intesa come pensiero critico, indagine impertinente, ricerca dei perché. Rimettersi a fare domande ‘stupide’. Le domande filosoficamente più profonde, appaiono intrinsecamente ‘stupide’ a chi è imbottito dai precetti della Matrice. Socrate bombardava gli ateniesi sull’agorà con questo tipo di sollecitazioni. Infatti, prima di ammazzarlo, lo derisero. Eppure è passato alla storia. Come essere socratici oggi? Per esempio, destrutturando le parole chiave che attivano le mappe mentali della massa ‘luogocomunista’, del popolo europeista, del Renzi che è in noi. Queste password non sono molte. Si contano sulle dita di due mani. Se aprite la tv o la radio o navigate in un sito di news, proprio adesso, in questo istante, è altamente probabile che vi ci imbattiate. Eccone una manciata: crescita, competitività, più Europa, mercati. Occupiamoci della prima. La crescita è la Magna Mater del ventunesimo secolo. Ci viene ripetuto a batteria che va fatta ripartire la crescita, che il PIL è la chiave della felicità, che dobbiamo ricominciare a consumare come facoceri. Bisogna crescere, insomma, che significa produrre e soprattutto usare e buttare cose il più freneticamente possibile così che altre cose prendano il loro posto e la crescita continui. Nella logica perversa della Crescita come valore in sé (accettata supinamente dai media generalisti) uno Stato per reggersi deve far fermentare il proprio PIL ogni anno in maniera bulimica (se l’aumento è in doppia cifra, in genere scatta l’orgasmo intellettuale degli economisti di grido). Quindi abbiamo costruito un mondo (e lo lasceremo in eredità a quei figli che tanto cari sono a Renzi e ai demagoghi renzisti) dove una comunità statuale si regge su quanto i suoi componenti sprecano. Non su ideali, su valori, su un idem sentire, su ciò che sollecita le menti e i cuori e incrementa il PIL del cervello e dell’anima, ma su merci, oggetti, prodotti, su ciò che gonfia e dilata stomaci e intestini o, al più, soddisfa i sensi. Domandine socratiche. È normale, è giusto? È sempre stato così? No. In nessuna epoca storica, neppure in quella contemporanea, prima della de(generazione) post Maastricht, gli Stati avevano bisogno di crescere per reclamare il diritto ad esistere. C’erano crisi economiche anche gravi, ovvio, ma non si viveva con l’incubo di non aver consumato abbastanza. Per perdere la propria libertà o, comunque, la specificità nazionale, ci voleva una guerra di conquista. Oggi, invece, se non cresciamo rischiamo il default. Altra domanda socratica. Com’è che siamo arrivati al punto di non ritorno in cui uno stato (che, per definizione, non dovrebbe dipendere da nessuno) rischia il fallimento? Cosa ci siamo persi per strada? Qual è il passaggio che ci ha resi schiavi dei mercati? Altro quiz. Esiste una teoria economica alternativa a quella attuale che non si basi sullo schizofrenico cortocircuito tra politiche del rigore e venerazione della crescita? O, ancora, se tutti gli stati del mondo adottano la ricetta oggi dominante (se non cresci sei morto) il mondo stesso che fine fa? Viviamo in un pianeta di risorse limitate, ma lo abitiamo usando algoritmi che esigono un consumo smisurato, infinito. Ma crescere quanto, poi? Alla fine non finiremo per scoppiare come la rana di Fedro? Se tutti adottassero questa ricetta suicida si invererebbe il teorema di Malthus. Siccome la crescita delle risorse è aritmetica (1,2,3,4) e quella delle bocche geometrica (1,2,4,8) allora l’unica strada è quella della eliminazione delle bocche. Con questa Matrice ci arriveremo presto visto che la crescita non è più un auspicio, è un dogma. Par di sentire la governante teutonica che ordina al monello italiano: Tu tefi krescere piccolo teficiente. La crescita è già diventata la Krescita. Un diktat imposto per legge. Peccato che non ci diano le risorse per alimentarlo. Altro paradosso che ci dà la cifra del manicomio in cui ci hanno rinchiusi. Come facciamo a comprare e consumare se non ci date i soldi per farlo? Per non saper né leggere né scrivere quella congrega di geni che si riunisce sotto l’acronimo BCE (Bisogna Consumare Eternamente) ha deciso di pompare liquidità nelle vene della bestia. Mille miliardi di euro tra dicembre 2011 e gennaio 2012. Com’è che non ce ne siamo accorti? Perché li han dati non a imprese e famiglie, ma alle banche private che li hanno usati per comprare titoli del debito pubblico cioè per incrementare l’esposizione degli stati con gli speculatori (quella stessa iattura che dicono di voler sanare). Socrate si strapperebbe i residui capelli dalla testa se fosse ancora vivo. Ma Socrate era uno che usava il cervello per pensare, non per partorire slogan. Infatti, non produceva niente, se non consapevolezza diffusa. Quindi, al giorno d’oggi, finirebbe per aprire un sito cospirazionista e non se lo filerebbe nessuno. Ma la sua lezione non va sprecata. Dobbiamo ripartire dalla filosofia, rieducarci a pensare, destrutturare le parole d’ordine imposte, ricominciare a farci domande ‘stupide’ e ‘infantili’. E’ l’unico (e ultimo) modo per smontare la stupidità criminale della Matrice.

 

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