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LA SINDROME DI BURRUCHAGA

burruchagaQualcuno si ricorda di Burruchaga? No, vero? Parola difficile, evoca la pasta di arachidi o una episodica disfunzione intestinale. Burruchaga è un nome quasi troppo brutto per essere vero, eppure vero lo è, come il calciatore che lo portava e senza il quale Maradona non potrebbe essere idolatrato alla stregua del più grande giocatore di sempre che fece vincere il Mondiale all’Argentina, da solo, nel 1986. Burruchaga è colui che, al novantesimo o suppergiù della finale dell’Azteca, segnò il terzo gol contro i crucchi e portò l’albiceleste in Paradiso. Sempre lui, scherzi del destino, fu quello immortalato a tampinare Maradona, nella serpentina più celebre del calcio, il gol dei gol, quello che sta alla storia del football come la Sistina alla storia dell’arte. Riguardate la clip: mentre El pibe de oro si beve la squadra inglese tipo una doppio malto, il Burru è lo sfigato che gli corre accanto chiamando la palla. Gli argentini, ancora oggi, lo ricordano così: “quello che ha aspettato invano il pallone”. Fine della digressione calcistica, buona giusto a darci il destro per ricordarvi che anche noi abbiamo il nostro Burruchaga politico (si chiama Matteo Renzi) e, per una volta, dobbiamo andarne fieri. Il premier è stato, è, e sarà, e con lui tutti i presidenti del consiglio post Maastricht, “quello che ha aspettato invano il pallone”. Destinato a non vederla mai perché quelli che fanno i gol, si godono le serpentine, si portano il pallone da casa, e fungono pure da arbitri e guardalinee, sono altri. Fuoriclasse sovente dimoranti in un posto che inizia per Brux e finisce per elles e, in genere, di nazionalità gotica come la linea abbattuta dal Burru, nell’ottantasei. Renzi ha vissuto e ci ha fatto vivere il suo giorno da leone, il suo momento da Burru quando se ne è uscito, ier l’altro, con una frase memorabile: “Bruxelles non è il nostro maestro che fa l’esame. Non ha titolo per entrare nel merito delle misure. Non c’è trattativa. Se anche Bruxelles bocciasse la manovra, un governo può confermarla e rimandarla così”. Una rasoiata tagliente e bruciante, alla Burruchaga. Il quale ultimo, per ciò che ha fatto prima e dopo, non merita di essere ricordato. Proprio come Renzi. Ma almeno per quell’unico gol non vuoi rendergli merito? Sarà di una banalità pazzesca, ma finora nessuno aveva avuto il fegato di pronunciarla. Chapeau.

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