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COORDINAMENTO DI INTELLIGHENZIA

SAVIANOTu ogni tanto ti metti là a riflettere e ti senti un nano sulle spalle dei giganti. Guardi sotto di te e vedi questa sterminata legione di intelletti che ti ha preceduto, ha pensato, ha partorito idee autenticamente nuove, originali, controcorrente, spesso in antitesi allo spirito dei tempi che correvano ai tempi in cui furono scritte. Guardi sotto e, da lungi, intravedi Pierpaolo Pasolini, Goffredo Parise, Oriana Fallaci e ti senti piccolo piccolo, ma orgoglioso. Poi guardi meglio e cerchi di capire chi siano gli eredi di quell’elite culturale di cui andiamo giustamente fieri. Guardi e guardi e guardi e, d’un tratto, spaurisci perché sotto non c’è nulla. Un vuoto abissale separa i tuoi talloni dalle spalle degli ultimi Grandi del Novecento. Allora le vertigini ti giocano un brutto scherzo e sai che stai per cadere, lo sai come Willy il Coyote quando supera l’orlo del dirupo per agguantare Beep Beep. Cammini pochi istanti, inconsapevole che, sotto le suole, non c’è più il suolo, solo il vuoto in cui precipitare. Poi arriva qualcuno e ti dice di non disperare. A ben scrutare, sotto di te ci sono le ultime leve dell’intellighenzia nazionale. Tu ti sforzi, ma niente, il nulla. Eppure, t’assicurano, è gente iper studiata che ha scritto fior di libri, venduto milioni di copie, formato generazioni di studenti. Continui a non scorgere nulla finché ti sparano un paio di nomi: Roberto Saviano e Massimo Cacciari. Dopo Bruxelles, il primo ha scritto, in un tweet, che l’unica risposta possibile all’orrore è accogliere: “Il terrorismo si combatte solo con l’integrazione”. Tu ti sforzi di capire, di sondare, di arrivare dove lui è arrivato e ti dici che tu non ce la fai per limiti congeniti. Ma non c’è verso. Continui a precipitare. Ti torna in mente la situazione drammatica degli autoctoni europei, la crisi viva che morde le famiglie e ti domandi: ma come fai ad accogliere uno tsunami di disperati se i disperati ce li hai già in casa e nemmeno a loro sai garantire un futuro? Come puoi associare il problema terrorismo alla soluzione integrazione? Che diavolo ci azzecca? Oppure ti ronzano in testa le parole di un esperto, Matteo Villa, dell’Istituto per gli studi di politica internazionale secondo cui, al ritmo attuale, già insostenibile, la popolazione mussulmana nel continente passerà da 30 a 80 milioni nel prossimo trentennio che, al confronto, le piaghe bibliche sono un malanno di stagione. Preso dallo sconforto, passi a Cacciari e leggi la sua elaborazione critica del fenomeno terroristico: “Siamo in guerra? Questo non è nemmeno da discutere, se ti dichiarano guerra, siamo in guerra!”. Ti ripeti che non può averlo detto un filosofo. Non è possibile, ti rifiuti, annaspi con le braccia tra le nubi e cerchi un appiglio, ma niente, tutti i siti confermano la minchiata, e allora la caduta non si arresta. Sempre più giù, precipitevolissimevolmente. Appena atterro su un intellettuale vero, vi faccio un fischio.

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