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Game Over

Esiste una soglia della sopportazione? Un limite oltre il quale la dignità personale e nazionale prende il sopravvento e urla il proprio ‘Basta!’? Vogliamo essere fiduciosi e rispondere di sì. Quel limite esiste ed è stato oltrepassato con gli avvenimenti degli ultimi giorni quando ci è toccato assistere ad una delle più invereconde sceneggiate politico-istituzionali degli ultimi decenni.

Riassiumiamo per gli ignavi: un leader politico legittimamente eletto cinque anni fa ha un soprassalto di amor proprio, denuncia il fallimento del governo meno legittimato che le cronache ricordino e si impegna, coram populo, a una campagna elettorale con pochi ma assennati propositi. In primis, rifiutarsi di continuare a fare da scendiletto ai diktat della signora Merkel e mettere in discussione il dogma di un’Europa schiava dei mercati e dello spread. Quello stesso leader si reca alla tavolata imbandita a Bruxelles da un soggetto politico non meglio identificato, se non con un acronimo insignificante (Ppe) che andrebbe traslato con: Poveri Popoli Europei. Tra il primo e il secondo fa una capatina il signor Monti, capo gabinetto dell’esecutivo ammazza Italia cui sopra accennavamo e viene incoronato, tipo un Carlo Magno di ritorno, come l’unica taumaturgica risorsa della colonia italica. Il leader titubante, come un Sior Tentenna, fiuta la tranvata e fa ciò che gli riesce meglio: si adegua. Incorona il principe dei Tecnici come guida ideale dei cosiddetti moderati. Neanche nel film ‘La cena dei cretini’ si è riso così tanto, ma non basta. Aldiquà delle Alpi avviene di più e di peggio. Il capo designato dello schieramento cosiddetto progressista, fresco di primarie, si sente defraudato del bottino e invoca Monti quale profilo carismatico e gran riserva della Repubblica. Della serie, resta con noi Signore, non ci lasciar! Ecco, in quel preciso istante, abbiamo varcato, tutti, indistintamente, come singoli e come popolo, il Rubicone della vergogna. La speranza è che si sia trattato anche di quello della consapevolezza. Siamo stati presi in giro per decenni da una classe politica il cui ultimo peccato è il latrocinio. Magari fossero stati solo ladri. Sarebbe già una benedizione. Dal furto ti puoi difendere con il codice penale e con un repulisti elettorale. Ma dalla svendita del potere sovrano di un’intera comunità nazionale, come ti difendi? Il fatto che le due opposte fazioni, quelle che ci ostiniamo a designare con categorie ridicole, polverizzate dalla storia, come destra e sinistra, moderati e riformisti, conservatori e democratici, siano tutte prostrate al confessionale dello stesso personaggio dovrebbe fungere da detonatore per le coscienze. Non una sveglia, un fungo atomico sui titoli di coda della storia patria. Non abbiamo più a che fare con movimenti politici che si contendono il nostro voto per decidere il futuro delle nostre vite e dei nostri figli. Ci confrontiamo ormai con simulacri di partiti che si identificano nello stesso uomo, negli stessi poteri, nelle stesse idee, negli stessi progetti, nelle stesse menzogne, negli stessi meccanismi, perversi e intenzionali, che hanno prodotto la crisi sistemica, endemica, strutturale e irreversibile da cui siamo travolti. Se non basterà questo a destarci, sprofonderemo nel sonno eterno di un eterno servaggio. Se, dopo un anno di genuflessioni allo Spread, ai Mercati, alla Bce, al Fondo Monetario Internazionale, a tasse inique e bastarde come l’Imu, non abbiamo recuperato le energie e la forza di capire che il cancro non è il debito pubblico, ma la pubblica dissoluzione dei nostri residui poteri sull’altare del credo unico mondialista, europeista, mercatista, allora siamo una nazione che merita di essere vilipesa e derisa. Il ghigno di scherno con cui Merkel e Sarkozy seppellirono Berlusconi nel 2011, è la cifra della nostra stupidità e della nostra inanità. Adesso ci stanno chiedendo (imponendo?) di votare quel tecnico che è il beniamino della Merkel, dei Mercati, della Bce, del Fmi, dei ciclopici cartelli finanziari che, con un’alzata di mignolo, determinano le sorti di un paese. O lo uccidono, come nel caso della Grecia. Ci stanno addirittura suggerendo di accogliere come leader dei moderati l’uomo che la stragrande maggioranza degli elettori del pdl non vorrebbe vedere manco in cartolina. Ma sanno che lo faremo, perché ci sono beoti a sufficienza che si accontentano di ragliare nella sola direzione giudicata utile: quelli che ‘ce lo chiede l’Europa’, quelli che ‘i mercati ci tengono d’occhio’, quelli che ‘bisogna fare i compiti per casa’. E allora? Allora siamo al count down. Non ci verrà offerta un’altra opportunità, oltre alla contesa elettorale prossima ventura. Se davvero vincerà il pd o il pdl o un misto mare dei due e dell’inguardabile aggregazione ‘centrista’, allora rompete pure le fila. Il gioco democratico sarà finito, andate in pace. A quel punto, le nostre scelte saranno limitate al colore della coltre funebre da stendere sul feretro della nostra Repubblica. Ci saremo meritati altri Capi di Stato che ci esortano a rinunciare agli egoismi nazionali e a cedere ulteriori ‘quote di sovranità’ (quante ancora, Signor Presidente? Le abbiamo esaurite!). Non ce ne sarà neppure bisogno, in effetti, perché saremo solo un branco di pecore al pascolo del Buon Pastore: un grigio e ignoto burocrate che ci governerà da Bruxelles sotto una corona di dodici stelle su sfondo blu. Se, invece, come insegna la storia, non è finita finché non è finita davvero, allora un barlume di speranza ci rimane. Che a febbraio prevalga una vampata di orgoglio e vengano premiati tutti i movimenti (se ce ne sono) stanchi di fare i lacchè di potentati eurocentrici, decisi a riappropriarsi del potere che ci è stato tolto, puntando al bersaglio grosso: fine di ‘questa’ Unione imposta dall’alto, rilancio di un progetto di federazione di popoli promosso dal basso, recupero della potestà sottrattaci di battere la nostra moneta. E’ questa la vera battaglia che si profila all’orizzonte, non più destra contro sinistra, ma consapevolezza contro ignoranza, dignità contro servilismo, libertà contro vessazione. Se dalle urne uscirà vincente uno dei due o tre pachidermi al soldo dell’eurocrazia, non ci verrà data un’altra chance, ma sarà solo colpa nostra. Game over.

Avv. Francesco Carraro

www.avvocatocarraro.it

www.carraroautoreformatore.it

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