Post

La verità non si sposta

Alla fine, forse, saranno costretti ad ammettere, tutti quanti, che la salute c’entrava come un cavolo a merenda. E anche la scienza. E anche la sicurezza. E anche l’ordine pubblico. E dovranno farlo proprio tutti: “responsabili” e ultravax, vaccinati e vaccinatori, virologi e maestri di pensiero. In una immensa presa di coscienza collettiva, in una sorta di catartico risveglio dal più stupefacente fenomeno di auto-ipnosi di massa della storia umana. Dovranno riconoscere che tutto questo aveva a che fare soprattutto, e in primo luogo, con la verità.

Dovranno cominciare a riprendere dimestichezza con questa dimensione obliata dell’essere: la Verità con la V maiuscola e anche la verità con la v minuscola. La verità come valore supremo di cui, mentendo a se stessi, avevano pensato di potersi fare beffe. La verità assoluta e quella relativa, la verità oggettiva e quella personale. La verità intesa come corrispondenza tra ciò che realmente è e quanto viene opportunamente raccontato, ma la verità anche come correlazione tra ciò che davvero si sa e quanto viene maliziosamente taciuto. In un modo o nell’altro, moltissimi saranno obbligati  a convenire o di aver mentito per eccesso di zelo, o di aver digerito le menzogne altrui per carenza di spirito critico.

E, ovviamente, parliamo solo di chi lo ha fatto in buona fede, non di chi aveva (e ha) altri reconditi, inconfessabili fini; di chi era convinto fosse necessario mentire per salvaguardare un bene superiore. Appunto: la salute, la scienza, la sicurezza, l’ordine pubblico. E di chi l’ha fatto per aver abdicato all’uso della propria testa, e della ragione in essa contenuta, perché bisognava “fidarsi degli esperti”. Ebbene, il giorno del giudizio, per tutto costoro, si avvicina perché, purtroppo, la verità non ha preferenze ideologiche e se ne sbatte del politicamente corretto.

Così, i famosi nodi arrivano, sempre più inestricabili, al proverbiale pettine. E si scopre che una nuova terribile ondata è in arrivo proprio in Europa con 2,1 milioni di nuovi casi (su 3,3 su scala mondiale) dove il livello di vaccinazioni è oltre l’ottanta per cento. Mentre in Africa, che è al sei per cento secondo l’OMS, non si segnala alcuna ecatombe. E allora magari il pensiero correrà a quegli scienziati i quali ammonivano che non si vaccina mai durante una epidemia (per non selezionare nuove varianti) o che i vaccini contro i virus rna non interrompono mai i contagi o che anche i vaccinati contagiano.

Ma troppi tra noi hanno preferito continuare a mentire, e a dar credito alle menzogne. Per la stessa ragione per cui certi bambini si ostinano a credere in Santa Claus anche dopo aver smesso i calzoni corti. La verità rende evangelicamente liberi, ma a volte fa un male cane. E tanto più male fa, quanto più numerose e grossolane sono le menzogne sotto le quali è sepolta. Nel nostro caso, essa è stata tradita non una sola, ma innumerevoli volte su innumerevoli fronti: sull’origine del virus, sulle cause di morte, sulla necessità delle autopsie, sulla esistenza delle cure, sul tasso di mortalità, sui rischi per i bambini, sulla sicurezza dei vaccini e ancora e ancora e ancora.

Tuttavia, coltiviamo non una speranza, ma una certezza: contro la verità finiranno per schiantarsi tutte le bugie e tutti i mentitori. Perché la verità non “si adegua”, neanche se possiedi, e governi, il novantanove per cento di un sistema mediatico servile.  Ce lo ricorda la celebre storiella del faro. Era notte e l’ammiraglio della nave avvistò una luce a dritta. Allora comunicò, in codice morse: «Siete in rotta di collisione con noi, virate a ovest». Per tutta risposta, arrivò un messaggio insolente: «Virate voi». Allora l’ammiraglio replicò, perentorio: «Qui è la nave imperiale, siete in rotta di collisione con noi, virate a ovest». Di nuovo, tuttavia, il dirimpettaio ribadì: «Virate voi». Allora l’ammiraglio, furibondo, ordinò di trasmettere: «Spostatevi subito, io sono  l’ammiraglio in persona della prima nave imperiale». E dall’altra parte, per l’ultima volta: «Spostatevi voi, io sono un faro». La verità non si sposta.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com

Potrebbe Interessarti Anche

2 Commenti

  • Rispondi
    Monica Benedetti
    30 Novembre 2021 a 21:39

    Un encomio a questo articolo e al suo operato per ricordare ad una massa che sembra averlo dimenticato, che da sempre l’uomo esige la verità e non i suoi surrogati.
    Grazie dott. Carraro

  • Rispondi
    Emanuela
    10 Dicembre 2021 a 19:35

    Buonasera Francesco Carraro.
    Il Suo pregevole articolo soprastante, per la sua accorata onestà e sincerità e visione, ha tutta l’ ammirazione e la condivisione possibili da parte di chi Le scrive.
    ————————————–
    Il tema della menzogna, che è codarda, feroce, distruttiva, occupa da molto tempo ormai i miei spazi mentali. Essendo essa una peste ammorbante, che, se lasciata spadroneggiare all’infinito, causa sciagure di ogni genere nelle vite umane.
    Ora, per restare in sintonia con il freddo gelido e con la neve di queste giornate polari, ho ripreso in mano il primo romanzo di Thomas Bernhard, “Gelo”, uscito per Insel Verlag, Frankfurt/Main nel lontano 1963 (ed. Einaudi, 2008). Un libro “terribile”, con funzioni, a mio vedere, anche catartiche. Sempre che si riesca a raggiungere l’ultima sua riga, sopravvivendo al “gelo”, che lo pervade in un angosciante crescendo.
    Vorrei qui riportare una parte della sua prima pagina, la cui lettura, ne son certa, non rimarrà senza effetto anche su altri, oltre che su di me.
    “La pratica d’ospedale non sta solo nell’assistere a complicate operazioni intestinali, nell’incidere peritonei, nel pinzare lobi polmonari, nell’amputar piedi, non sta davvero soltanto nel chiuder gli occhi ai morti o nel tirar fuori bambini per farli venire al mondo. La pratica d’ospedale non è soltanto questo: buttare con noncuranza nel secchio smaltato gambe e braccia intere o tagliate a metà. Non sta nel continuare a correr dietro come un cretino al primario e all’assistente e all’assistente dell’assistente, far parte del codazzo durante le visite. Ne’può consistere solo nel nascondere la verità ai pazienti e nemmeno nel dire: “Il pus naturalmente si scioglierà nel sangue e Lei sarà completamente guarito”. O in centinaia d’altre simili fandonie. Nel dire: “Andrà tutto bene!” – quando non c’e’ più nulla che possa andar bene. La pratica d’ospedale non serve soltanto a imparare a incidere e a ricucire, a far fasciature e a tener duro. La pratica d’ospedale deve anche fare i conti con realtà e possibilità extracorporee. ….. Può benissimo darsi che l’extracorporeo, vale a dire quel che è senza cellule, sia proprio ciò da cui trae la sua esistenza il tutto e non viceversa, e che non sia semplicemente l’uno conseguenza dell’altro”. (pagg. 3 – 4)
    ________________________
    E, in breve, dall’introduzione al libro redatta da Pier Aldo Rovatti con il titolo “Contagio”:
    …..”Gelo” è la caricatura e la disfatta di un sapere e dei comportamenti che ne conseguono. Mi riferisco al sapere “medico” e ai comportamenti di chi, come il narratore, dovrebbe assumerlo e sostenerlo, tenendosi dunque a una certa distanza dalla “malattia”, come se la malattia fosse qualcosa che possiamo osservare in un corpo, descrivere, isolare, rimanerne immuni. La “medicalizzazione” della vita …. va in frantumi, e le parole di questo sapere cambiano direzione: la parola “malattia”, la parola “contagio”, la parola “follia”. Ciò che il narratore ha appreso nel suo tirocinio in ospedale diventa a poco a poco carta straccia”. (pag. XII).
    ______________________________
    Con i migliori saluti da
    Emanuela

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.