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L’ALTERNANZA E L’ALTERNATIVA

aslPiccoli uomini crescono. E ci fanno sperare. Se non altro perché non parliamo della classe intellettuale bolsa e rassegnata di ieri, ma di quella pura e incontaminata di oggi e, quindi, di domani. Vedi le proteste in atto in molte piazze italiane promosse dal coordinamento degli studenti contro la metodologia ‘didattica’ della Alternanza Scuola-Lavoro. Ora, la nota lieta della vicenda non è solo la protesta dei giovani: i giovani –  da che mondo è mondo –  protestano e, per fortuna, il sistema soporifero e manipolatorio in cui siamo immersi non ha ancora del tutto narcotizzato la nostra attuale gioventù. E allora dove sta la bella novità? Nel fatto che ‘questi’ ragazzi stanno sfiorando il cuore nero di un’intera Epoca senza essersene ancora accorti. Beninteso, non se n’è accorto neppure il ministro Fedeli, ma questo non ci sorprende e non ci dilunghiamo sugli ovvi motivi. Ci interessa, piuttosto, che gli studenti siano lì in bilico, in procinto, sul bordo, alle soglie della Grande Scoperta in grado di illuminarne le coscienze. Eppure non hanno compiuto, per ora, il passo decisivo: tentennano, fiutano l’aria, intuiscono la trappola nascosta nella cosiddetta ‘ASF’ (Alternanza Scuola-Lavoro), ma non l’hanno identificata. Lo dimostra la parola scelta dai loro rappresentanti per riassumere il senso dell’intera protesta: ‘didattica’ che, guarda caso, è la stessa impiegata dal ministro Fedeli per rispondere alle loro lagnanze: ‘didattica’. Per gli studenti la ASL deve essere “didattica alternativa, di qualità”. Per il ministro, la ASL è una “opportunità didattica”. Purtroppo, il dramma della scuola italiana non sta affatto nella ‘didattica’, ma nella ‘pedagogia’. La didattica (dal greco ‘didasko’ vale a dire ‘insegno’) è la teoria e la pratica dell’insegnamento: si occupa di ‘come’ insegnare le cose. La pedagogia, invece (dal greco ‘paidagoghia’, vale a dire ‘pro-creazione’) è l’arte-scienza della ‘formazione’ dell’uomo nella sua globalità: si occupa di ‘cosa’ insegnare e del ‘perché’ farlo. La prima ha a che fare con i metodi e le tecniche dell’istruzione, la seconda con la filosofia e il ‘senso’ dell’educazione. L’alternanza scuola-lavoro è il nervo scoperto del nostro modello formativo non perché sia buona o cattiva in sé (hanno ragione entrambi –  il ministro e gli scolari –  a definirla un’opportunità da cogliere purché sia di qualità), ma perché è la cifra stessa di un intero mondo. Un mondo dove conta solo ciò che può essere contato, quindi il lavoro, la crescita, il denaro, la piena occupazione. Mentre non conta nulla tutto ciò che nulla ‘vale’ (di tangibile) quindi la cultura umanistica, le domande ultime sulla direzione, sulla giustizia, sulla verità delle cose. Gli studenti italiani, oggi, si dovrebbero preoccupare non (solo) dell’ASL, ma soprattutto del fatto che nessuno gli fornisce gli strumenti per ragionare sulla (e quindi criticare la) Matrice di diseguaglianze e asservimento in cui si è trasformata l’odierna civiltà. Non è un problema di alternanza tra scuola e lavoro, dunque, ma di ‘alternativa’ tra questo Sistema e un Altro-Radicalmente-Diverso. Ci possono arrivare. Ed è meglio che accada in fretta perché di tempo non ne abbiamo più.

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