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Macron e Maccaron

Ci sono vari modi di leggere il recente confronto al calor bianco tra Macron e Salvini sulla questione migranti. Il primo, quello più ovvio, è di natura emotiva e mette in gioco tutta una serie di considerazioni ineccepibili (e quindi banali) o banali (e quindi ineccepibili): il presidente francese –  direbbero a Oxford – ha la faccia come il lato b. Dopo aver trattato gli extracomunitari al confine alla stregua di merce scaduta da rispedire al mittente, cioè a noi, dopo che i suoi predecessori hanno frantumato la Libia spargendone schegge umane per tutto il Mediterraneo, si permette di farci la morale. Questo tipo di reazione è giusta, ma è anche superficiale perché non coglie il punto dolente di tutta la faccenda. Cioè le ragioni, profondamente politiche – ‘realmente’ politiche – per cui Macron si comporta come il più odioso dei figli di papà farebbe nei confronti del compagno nerd.

Macron è cinico, ma non è stupido. È un intelligente esecutore di quella strategia globalista ed elitaria destinata a spappolare le nazioni, i loro popoli e le relative tradizioni e identità. Finché la barca va (trasportando i disperati nel bidone di raccolta differenziata chiamato Italia) lui la lascia andare. Non appena si imbatte in uno come Salvini, il pupillo dei Rothschild entra in modalità ‘combat’ e si concentra su una sola missione: eliminare Salvini dal gioco, screditandone la figura e delegittimandone la funzione. A qualsiasi costo, anche a quello di fare una figura di palta mondiale erigendosi –  lui, supremo esemplare di razzismo neo-gollista –  a censore del ‘vomitevole’ governo giallo-verde.

Concludendo, il problema non è che Macron è stronzo, cattivo e ipocrita. E, in ogni caso, insultarlo non ci aiuta affatto a decifrarne le azioni e quindi a prendergli le contromisure. Macron fa politica nel senso più alto (che non significa anche più ‘nobile’) del termine: punta a privare di dignità un interlocutore che lui giudica pericolosissimo perché di ostacolo alla sua visione del futuro della Francia, dell’Europa e del pianeta. Un futuro scritto nelle agende dei capitali predatori della finanza transnazionale dalle cui cupole egli proviene e riceve ordini e alle cui cupole deve risposte. Egli oltraggia l’Italia e le sue istituzioni non per convinzione ideale, ma per un puro calcolo machiavellico.

Per questo è uno spasso che, per la prima volta, uno come Macron (e tutti i leader europei sono come Macron, sia pure in tono minore) debba misurarsi con uno come Salvini. Che non sarà un genio, non sarà perfetto, avrà mille difetti, ma – vivaddio – è  un politico che fa politica. Una politica antitetica – e perciò stesso, inevitabilmente, migliore – rispetto a quella delle attuali leadership mondiali; intesa quale arte di portare innanzi (con disinvoltura dialettica, scortesia istituzionale, informalità dei modi e delle forme, se necessario) un disegno chiaro che, nel caso del Matteo leghista, è: tutela intransigente degli interessi, dei confini, dei cittadini  italiani. Il fatto che Macron reagisca sbavando (di rabbia) dinanzi al nuovo che avanza è il sintomo più evidente che sta avanzando davvero qualcosa di nuovo. Forse sta finendo l’epoca in cui a sbavare (di untuosa sottomissione) erano i nostri politici ai piedi dei politici stile Macron. Non siamo più i maccheroni tricolori da mangiarsi a colazione.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com

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