Blog

OBIEZIONE INCOSCIENTE

OBIEZIONEHo avuto una interessante discussione con un financial promoter, nel corso della quale è maturato un convincimento rivoluzionario, scaturito dalla sua insistenza, professionalmente inappuntabile e comprensibile, nel volermi convincere a sottoscrivere qualche buon investimento. Ora, i tempi sono quelli che sono e corrono come corrono e i poveri promotori finanziari lavorano (spesso a loro insaputa) per un sistema ben oltre l’orlo di una crisi di nervi. Tuttavia, siamo messi così male che non esistono più non solo le mezze stagioni, ma neanche i mezzi investimenti, quelli per barcamenarsi e galleggiare un po’ oltre la linea dell’inflazione con la certezza di riavere indietro, alla scadenza, almeno il capitale originario. Oggi, ben che vada, solo per tenere i dindi al fresco, nel caveau di qualche istituto, sei tu che devi pagare. Se poi aneli a interessi dignitosi, devi accettare il rischio del gioco all’illusorio rialzo e al certissimo ribasso delle borse mondiali. Perciò, ho obbiettato al mio caro venditore che le proposte del mondo finanziario al cittadino medio si sono fatte così evidentemente sconvenienti da essere ridicole. E dico sconvenienti sia nel senso di non convenienti, sia nel senso di sconce, oscene proprio. Se investo i miei soldi in un prodotto (un tempo sicuro) come i titoli di stato o le obbligazioni di una banca, ho la garanzia di interessi nani e la probabilità di perdere tutto in caso di default dello stato o dell’istituto di credito emittente (ipotesi non più così peregrina). Se ficco i quattrini in prodotti azionari o in fondi di investimento ho rendimenti un filino più alti, ma, intanto che aspetto e spero, i miei liquidi evaporano, letteralmente. Perché questo è l’altro scandalo al sole. Il fondo di investimento non conserva i tuoi risparmi, li dilapida, fidando nell’azzardo secondo cui, bene o male, presto o tardi, l’Orso diventa Toro e i grafici si impennano. Messo alle strette, l’amico promoter ha capitolato e riconosciuto l’evidenza. Tutto il mondo bancario e finanziario, oramai, è un’unica, folle, ciclopica scommessa a perdere. Persino il segreto più gelosamente custodito della storia umana (il fatto che le banche prestino soldi che non hanno in una proporzione di cento erogati per dieci posseduti) è ormai pane quotidiano per le avanguardie più sveglie. Da qui, l’idea di una obiezione di coscienza tipo i giovani renitenti alla leva degli anni settanta. Basta speculare! Fine della fiesta. Non più un euro ai mercati bramosi dei nostri denari per rilanciare la crescita, gonfiare le borse e coltivare i loro traffici. Perché non decidere, deliberatamente, di non investire più, in virtù di una scelta civica (quella vera, non la patacca di Monti), cioè di non buttare un solo cent nei prodotti della finanza specializzata. È poco? È pochissimo. Ma connoterebbe un habitus mentale, una presa di posizione rivoluzionaria: proprio l’idea di affamare la bestia è sovente il principio della fine di tutte le bestie del mondo.

Potrebbe Interessarti Anche

Nessun Commento

    Lascia un commento

    Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.