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POCA COLA

poca colaAi tempi in cui eravamo la quinta potenza industriale del mondo conoscevamo un segreto alchemico (di cui si è persa la ricetta) che ci consentiva di fare investimenti, mettere il turbo all’economia, promuovere il made in Italy all’estero, andare fieri di aziende che creavano valore e valori, molte della quali pubbliche. Aziende che non pensavano solo a contenere i costi e abbassare quello del lavoro, ma si preoccupavano della qualità della vita dei loro dipendenti. Per dirne una, in quel di Borca di Cadore è ancora fruibile il villaggio Boite (residence, albergo, strutture di contorno) che Enrico Mattei aveva voluto per consentire alle maestranze dell’Eni di andare in villeggiatura coi pullmini gialli del cane a sei zampe a un tiro di schioppo dal paradiso naturale che sono le cime a ridosso di San Vito di Cadore e di Cortina. Poi deve essere successo qualcosa. Abbiamo smarrito la ricetta, un po’ come se la Coca Cola perdesse il mix segreto della mitica bibita con le bollicine. E andasse dalla Pepsi a chiedere di investire quattrini in un nuovo prodotto degno dell’originale. Ecco, Renzi appartiene alla generazione degli orfani di quegli anni favolosi e ora va in giro per il mondo a implorare il Qatar, la Cina, gli Yankees e pure gli indiani, di investire in Italia. Quando poi ci riesce non sta nella pelle. Nell’estate scorsa, quando la Whirpool si pappò uno dei gioielli di famiglia (la Merloni) il premier battezzò quell’operazione come ‘fantastica’. Tanto da aver chiesto a Obama, nel recente summit, di provarci ancora, di venire nello stivale a spazzolare il piatto dalle briciole residue della nostra antica vocazione industriale. Ma la gasatura è finita in fretta e le bollicine sono evaporate. Il colosso a stelle e strisce ha annunciato un piano molto competitivo e strategico di migliaia di esuberi che vuol dire licenziamenti cioè gente che tornerà a casa con un pullmino e la faccia triste tanto quanto era allegra quella dei dipendenti di Mattei quando andavano a sciare.  Ma il Presidente del Consiglio ha detto ai lavoratori di stare tranquilli, che appronterà in fretta un ‘tavolo istituzionale’. Intanto, ha incaricato Poletti di frugare in ogni cassetto per cercare la ricetta perduta. Altrimenti, sul tavolo, potrà metterci un sacco di tartine e di bignè, ma nessuna bibita effervescente. Mal che vada dirà ai tapini di stare sereni. Questi sono i tempi, c’è da rassegnarsi perché la nostra potenza si è afflosciata. Come la Coca sgasata.

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