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ROBE TURCHE

TURCHEMentre era in corso il colpo di stato in Turchia, le istituzioni europee ci hanno messo un po’ per decidere quale vestito mettersi. Comprensibile, dopotutto. Hai visto mai che saliamo sul carro dello sconfitto anziché su quello del vincitore. Poi, passato il panico da roulette, appurato che la casella dove si avviava a finire la pallina schizofrenica degli eventi di Istanbul era quella di Erdogan, sono partite le opportunistiche dichiarazioni di principio. Machiavelli non avrebbe alcunché da eccepire e la ragion di stato nemmeno. Però, c’è un aspetto curioso nei twitter e nelle petizioni di principio di uno Junker, di un Tusk, di una Mogherini. Tutti, indistintamente, hanno calcato la mano su un motivo cruciale per giustificare le felicitazioni a Erdogan e la soddisfazione per il golpe fallito: è un bene per la democrazia, noi siamo dalla parte delle istituzioni democraticamente elette. Quindi, secondo questa logica cristallina e voltairiana, Erdogan va sostenuto perché, alle ultime elezioni, ha ottenuto la maggioranza dei consensi. Ora, il ragionamento si presta ad almeno due obiezioni sensate. In primo luogo, che un regime non cessa di essere tale solo perché è asceso al potere in forza di una tornata elettorale. Se così fosse, dovremmo legittimare e gratificare dell’epiteto di democratici alcuni dei totalitarismi più abbietti del ventesimo secolo. In secondo luogo, le affermazioni dei massimi esponenti della supposta democrazia europea provengono dall’ultimo pulpito legittimato a veicolarle. Infatti, se il pretesto per appoggiare Erdogan contro i golpisti è la scaturigine democratica del suo ruolo, unto dal sacro crisma dell’urna, allora Mogherini, Junker e Tusk dovrebbero dimettersi all’istante, in coerenza con i principii cui dicono di ispirarsi e attenersi. Nessuno di loro è stato eletto, nessuno ha ricevuto una investitura popolare, nessuno può vantare quella sola legittimazione che li induce, ora, a salutare con gaudio la restaurata ‘democrazia’ alla turca. Niente di strano, del resto, se pensiamo che l’organo più potente ed elitario della demokratura europeista è la Commissione. Laddove alloggiano ventotto signori inviati a dominarci in virtù, e nel nome, di non meglio esplicitati meriti maturati sui campi in cui certe elites, felpate e invisibili, coltivano i loro lacchè come i fagioli nell’orto. Insomma, i tre succitati l’hanno fatta tutti fuori dal vaso. Nell’ansia di azzeccare l’abito giusto, hanno scelto l’unica mise che non gli si attaglia, quella democratica, appunto. I fatti del Bosforo dovrebbero suonare da sveglia per tutti. I turchi scendono in piazza a difesa di un governo regolarmente eletto. Noi non lo facciamo contro dei governanti non eletti da nessuno. Dove sta l’errore?

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