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SPETTRILATERALI

SPETTRII rapporti elaborati dalla Trilaterale costituiscono da più di quarant’anni uno stimolo interessante per i policy makers. L’ha detto il Capo dello Stato, cioè il rappresentante di tutti noi in occasione della sua controversa, e inventata, apparizione al ricevimento dedicato dal Colle alla Commissione Trilaterale. Nel video reperibile on line il Presidente dice proprio così: policy makers. Che cacchio sono? Quelli che fanno politica, mi ha detto un amico poliglotta. Dirlo in italiano fa schifo? A un meeting della Trilaterale sì, mi ha risposto lui: troppo trasparente, troppo chiaro. Giusto, giusto. Allora mi sono portato avanti col lavoro e ho deciso di approfondire l’altro messaggio presidenziale, quello sui rapporti elaborati dalla Trilaterale che Lui sicuramente ha letto altrimenti non ne avrebbe parlato. Documentandomi, ho scoperto che, tra gli altri, ce n’è uno meraviglioso, completo, esaustivo, uno stimolo ineludibile per un policy maker. Nonostante sia stato scritto nel 1973, questo report contiene praticamente tutti i principi cardine su cui si regge l’Evo Competitivo. Il papello va sotto il titolo di The Crisis of Democracy, e venne redatto a sei mani, su commissione della Commissione trilaterale, da tre pensatori ispirati: Samuel P. Huntington, Michel J. Crozier e Joji Watanuki, docenti universitari e consulenti dei governi americano, francese e giapponese. Ebbene, vi si legge: “Il funzionamento efficace di un sistema democratico necessita di un livello di apatia da parte di individui e gruppi. In passato (prima degli anni ’60) ogni società democratica ha avuto una popolazione di dimensioni variabili che stava ai margini, che non partecipava alla politica. Ciò è intrinsecamente anti-democratico, ma è stato anche uno dei fattori che ha permesso alla democrazia di funzionare bene”. Caspita che stimolo, Presidente. Mi sento quasi un policy maker. Ma non è finita qui. Ecco cosa ostacola la democrazia secondo la triade: “1) la ricerca dell’eguaglianza e del valore dell’individuo; 2) l’espansione della partecipazione alla politica; 3) la competizione politica; 4) l’attenzione che il governo dà all’elettorato e alle pressioni dalla società”. Mmmmm che stimolo, sento il bisogno di andare a votare! Ma non basta. Nel libro si dice anche che “curare la democrazia con ancor più democrazia è come aggiungere benzina al fuoco”. Che fico! E questi da piccoli sognavano di fare i pompieri, come Grisù. Mi piace. Datemene ancora: “la democrazia è solo una delle fonti dell’autorità e non è neppure sempre applicabile”. Oppure: “Chi è più esperto, o più anziano nella gerarchia, o più bravo può mettere da parte la legittimazione democratica nel reclamare per sé l’autorità”. Fantastico, Presidente, perché non ce l’hai detto prima? Questo capolavoro venne approvato dall’assemblea plenaria della Commissione Trilaterale il 31 maggio del 1975. È una specie di Manifesto del Partito Globalista. Ci fa venire in mente un esordio strepitoso per un Suo discorso venturo. Magari per la prossima volta che Lei si trovasse, hai visto mai, ad incensare coi controfiocchi i vertici della Trilaterale durante le loro vacanze romane. Non ci crede? Senta qua, come suona bene: uno spettro si aggira per l’Europa. La democrazia.

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