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The fiscal horror picture show

In un film horror di successo degli anni 90 (“The Blair Witch Project”), a un certo punto i protagonisti, ragazzini entusiasti e ingenui come in tutti gli horror che si rispettino, nel tentativo di evadere dal territorio silvestre e stregato in cui si erano incautamente inoltrati – cammina che ti cammina – a un certo punto sono quasi convinti di essere usciti dall’incubo. E, invece, con orrore autentico scoprono di aver fatto solo un lunghissimo periplo della zona incantata per ritornare al punto di partenza. Il clichè non è nuovo, anzi è forse abusato dalla letteratura mistery, fantasy etc. Il tizio che si muove in circolo per ritrovarsi al via è un topos della narrativa universale.

Bene, forse dovremmo chiederci se quel tipo, politicamente parlando, non somigli assai al popolo italiano. Nonostante si succedano le tornate elettorali e nonostante cambi ogni volta il nome dei vincitori o il colore delle coalizioni, una cosa non cambia mai: ed è la convinzione dei governi di turno di aver fatto un lavoro straordinario, di aver contribuito al rilancio dell’economia, di aver aiutato le classi sociali più deboli, di aver tenuto testa ai burocrati europei e via discorrendo, anzi camminando: cammina cammina, anno dopo anno, ci ritroviamo sempre al punto di partenza. E cioè nella condizione di avere governi con un risicatissimo margine di risorse spendibili per fare la finanziaria. E l’aspetto incredibile di tale trama degna di Dario Argento è che i primattori della storia (vale a dire i partiti investitisi del ruolo di rappresentare gli interessi del “sistema paese”) continuano a giocare con le stesse regole senza mai metterle davvero in discussione.

Fanno le leggi di stabilità con quello che hanno, come le nonne di un tempo facevano le torte con due uova e un po’ di farina. E se ne vantano pure. Ciò significa questo: nessuno, né a destra né a sinistra, contesta il sistema basato sul pareggio di bilancio. E, infatti, nessuno ha in agenda gli unici tre obbiettivi sensati di un Governo con residue ambizioni di autonomia e indipendenza: 1) denunciare il trattato sul fiscal compact; 2) abrogare la legge 243/12 applicativa del fiscal compact; 3) emendare gli articoli 81, 97, 117 e 119 della Carta dalle obbrobriose modifiche apportate dalla legge costituzionale nr. 1 del 20 aprile 2012. Tutti, a destra come a sinistra, dichiarano di essere perfettamente in grado di fare politiche espansive, tagli alle tasse, sussidi ai poveri, incrementi di pensione nel “quadro degli impegni comunitari”.

Ed è il motivo per cui nulla cambia e abbiamo la sensazione, come le vittime sacrificali del film di cui sopra, di girare sempre in circolo per ritornare ogni volta al punto di partenza. Persino quando hanno vinto i 5 Stelle (quelli sedicenti sovranisti, non la stampella del PD attuale) o la Lega, nulla è davvero cambiato. I primi hanno fatto il reddito di cittadinanza. I secondi hanno fatto quota cento e chiuso i porti. Hanno fatto quello che volevano fare, ma sempre  senza toccare i fili dell’alta tensione. Questi altri faranno altre bellissime cose (dal loro punto di vista). Tutti accettando di spendere solo la mancetta passatagli dalla Matrice europea. Che orrore.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com

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1 Commento

  • Rispondi
    Pino Curatolo
    10 Novembre 2019 a 11:51

    E’ così, purtroppo!
    E andrà sempre peggio, perchè mentre noi arretriamo altri Paesi progrediscono, si arricchiscono, diventano sempre più potenti …mentre noi diveniamo sempre più il vaso di coccio (antico, bellissimo, artistico… per carità…!) tra vasi di ferro!

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