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TUTELE SENESCENTI

PENSIONETito Boeri ha detto la verità e, in un paese in cui essa scarseggia più del rilancio e della ripresa, si è scatenato il pandemonio. Purtroppo il presidente dell’Inps è a capo di un osservatorio privilegiato da cui può comodamente guardare e pre-vedere quel futuro che molti politici ciechi e sordi si ostinano a negare a se stessi e al Paese. Tito Boeri ha il coraggio di farlo e soprattutto di dirlo (forse non può non farlo e non dirlo per una mera e apprezzabile questione di onestà intellettuale). Se continuiamo a pensare all’aumento del PIL di oggi, senza preoccuparci del domani, al motto di finché la barca va lasciala andare, saranno cavoli amari per tutti. In primis per quella generazione perduta di cui Boeri parla nelle sue interviste. Del resto, ci vuole proprio poco per fare i conti. Come ha scritto Valentina Conte su Economia e Finanza: “le norme della riforma Fornero legano l’uscita dal lavoro al reddito: meno guadagni, meno contributi versi e più a lungo resti. I nati nel 1980 possono arrivare a 76 anni e 4 mesi”. Questo è l’effetto di decenni di famose riforme, fatte sotto dettatura dei mercati, attraverso le quali abbiamo rinunciato al principio di solidarietà intergenerazionale del sistema retributivo per tuffarci, mani e piedi legati, nel paradiso di quello contributivo.  Non solo non abbiamo agganciato  il treno della ripresa, molto probabilmente abbiamo messo in moto la locomotiva di un pendolino micidiale che ora sta facendo una curva molto larga, ma in breve comincerà a marciare a pieno regime contro di noi. Carico proprio di quella generazione perduta che ora campa a lavoretti precari e sussidi paterni e che, un bel dì (quando a settantacinque anni si sentirà dire che il lavoro nobilita l’uomo soprattutto se anziano) sarà tentata di dissotterrare l’ascia di guerra e lucidare antiche utopie rivoluzionarie. In realtà, non accadrà nulla di tutto questo, stiamo sereni. Il mondo di domani è già stato pre-visto, studiato, disegnato da punti di osservazione ancora più privilegiati (e altolocati) di quelli da cui Tito Boeri lancia i suoi allarmi. I vecchi non saranno lasciati a loro stessi. Un minuto prima di diventare dei rottami inservibili al Sistema, gli saranno concessi dei sussidi da straccioni per campare un altro po’ senza rompere i coglioni. In linea con l’ultimo rapporto Oxfam presentato a Davos secondo cui, a fine 2016, l’1% della popolazione mondiale sarà più ricco del residuo 99%. Ma a quell’un per cento di vincenti gliene avanzerà abbastanza per lasciar sopravvivere chi non ce la fa. Anche perché il meccanismo è diabolicamente concepito per penalizzare chi ha meno risorse, una sorta di perverso gioco a somma zero, come ricorda l’articolo citato: “meno guadagni, meno contributi versi e più a lungo resti”. Un gioco talmente iniquo da rendere quasi incomprensibile il silenzio della classe intellettuale. “Non abbiamo più niente da dire, dobbiamo solo vomitare” cantava Vasco Rossi nel suo celebre Siamo solo noi. Ecco, sono solo loro, gli stessi che quarant’anni fa predicavano la giustizia sociale e prendevano a sprangate, non solo metaforiche, gli avversari, oggi hanno una sola ricetta per guarire le ingiustizie del mondo: rilanciare la crescita e i consumi. Tanto, in pensione ci sono già andati. Loro.

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