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Veramente falso

V

Uno degli aspetti singolari dell’informazione odierna è la ricerca ossessiva della verità attraverso la diffusione di un metodo di pensiero binario. Nei giornali vanno via come il pane le check list corredate da una griglia dove, in corrispondenza di una serie di affermazioni, lo scrupoloso cronista ti dice se sono vere o sono false. Lo chiamano fact-checking e pensano si tratti di un modernissimo contributo al dibattito civile di una società democratica. È vero il contrario: si tratta di una ossessione paranoide, sintomo di un’epoca dove balbetta il dibattito e forse è già tramontata la democrazia. Il motivo va ricercato nel declino delle materie umanistiche e filosofiche e nel trionfo dello scientismo. Dove, per scientismo, deve intendersi non il serio approccio scientifico, ma la sua imbastardita degenerazione post moderna. La scienza nasce e si sviluppa all’insegna della ricerca  smentibile; un format tipicamente dubitativo e costantemente illuminato dalla consapevolezza della precaria fallibilità di ogni sapere umano: vero fino a prova contraria, cioè sempre provvisoriamente vero, e quindi sempre provvisoriamente falso. Eppure siamo i pronipoti di Gorgia di Lentini (per il quale nulla esiste, se anche esiste non è conoscibile, se anche è conoscibile non è comunicabile) e di quel Socrate il quale, pur avversando Gorgia, ci ha addestrato comunque alla coltivazione del dubbio sistematico e seriale, della messa in discussione di ogni presunta, puerile e fuorviante check list oggi tanto alla moda. Ma a quanto pare, non solo non abbiamo imparato la lezione, ma ne abbiamo tratta una di segno specularmente opposto. E cioè abbiamo maturato il granitico, quindi falso, convincimento che su ogni argomento siano possibili, e praticabili, solo due posizioni: una vera e l’altra falsa. E tuttavia, la maniacale fobia per il falso (nell’ambito della quale rientra a pieno titolo la crociata contro le fake news) ha uno scopo recondito, funzionale alle esigenze di controllo della Matrice e alla conseguente sclerosi del pensiero critico. Abituare le persone alla logica ottusa del vero-falso, ridurre progressivamente il campo di ciò che si può dire e non dire (e quindi mettere in congedo altri criteri discriminatori del discorso come le coppie giusto-sbagliato, utile-inutile, bello-brutto eccetera) è perfettamente strumentale a una strategia di carattere politico: eliminare il dissenso, coartare le coscienze, perimetrare in compartimenti stagni gli ambiti in cui è lecito discutere e confrontarsi. In ultima analisi, tutto ciò conduce alla imposizione di un unico criterio di valutazione del reale: quello tra chi si appella ai fatti (certificati dalla pseudo-mentalità scientifica di cui sopra) e chi propone visioni, interpretazioni, prospettive distoniche rispetto al Sistema.  Il renitente alla leva del Pensiero Unico a Reti Unificate –  di volta in volta e alla bisogna –  è relegato nel campo di chi non solo sta sbagliando (perché dice il falso), ma non deve neppure esprimersi (proprio perché dice il falso e quindi rischia di inquinare il sacrosanto diritto collettivo alla Verità Universale). Da qui fermentano, e pullulano, le proposte finalizzate a censurare, per via amministrativa (attraverso, per esempio, l’oscuramento coatto di un sito o di una chat o di un profilo) o giuridica (attraverso una sanzione legale di carattere pecuniario o addirittura detentivo) i reprobi. In definitiva, ci ingozzano di presunti fatti per impedirci di maturare personali opinioni.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com

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