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LAVORO S(PORCO)

PORCODraghi ha tirato le orecchie ai leader dell’Unione Europea. Ier l’altro è stata una giornata infernale e va pur capito. Si sono fatti carico, povero lui e poveri quegli altri martiri del board della BCE, di rilanciare l’inflazione, ridurre la disoccupazione e, già che c’erano, far ripartire la crescita. Un’impresa titanica. In conferenza stampa, i barellieri della Croce Rossa Internazionale continuavano a passare da una poltrona all’altra nel tentativo di rianimare i membri indipendenti del pacchetto di mischia dell’Euro Tower: sali minerali, integratori sintetici, estrogeni e persino papaya fresca. Il Draghi, riavutosi, ha detto testualmente: “Tutti i paesi devono puntare su un mix di condizioni di bilancio più accomodanti, perché la BCE non può fare tutto il lavoro sporco”. Ha ragione lui, non è possibile andare avanti così, non è equo, né giusto che, mentre la gente comune cazzeggia senza lavorare, a quelli là gli tocca il lavoro sporco. Lavoro usurante, capite, di quelli fatti dai tristi che, per colpa della Fornero, non potranno neppure andare in pensione in anticipo. D’altra parte, c’è sempre un lavoro sporco, da qualche parte, e qualcheduno lo deve pur fare. Mario e i suoi lo fanno. Essendo indipendenti, apolitici, apartitici e non eletti da chicchessia, i componenti del board hanno avuto in sorte quest’onere duro di fabbricare il denaro. Un mestiere massacrante e per nulla gratificante. Il reporter medio, specializzato, dei giornali di punta della finanza globale è fuori di sé dall’ammirazione e dalla gioia. Cito, fior da fiore, un brano a caso: “La banca centrale ha, poi, ampliato da 60 a 80 miliardi di euro al mese l’ammontare degli acquisti mensili di titoli nell’ambito del programma di quantitative easing. Una misura che lascia letteralmente a bocca aperta gli analisti che, nei giorni scorsi, avevano puntato a un ampliamento minore, pari a 70 miliardi al mese”. Capito l’antifona? Ai super esperti gli cascan le mascelle all’ombelico non perché Draghi continua a stampare carta colorata a coriandoli anche dopo carnevale, ma perché lo fa al ritmo di ottanta miliardi, anziché di settanta miliardi al mese. Il perché la BCE lo faccia, dove trovi tutti questi soldi, se ne sia titolare o chi per essa, come diavolo faccia a prestare qualcosa di non suo e incamerarne poi gli interessi, per quale imperscrutabile ragione gli stati sedicenti sovrani non debbano vantare un siffatto taumaturgico potere, non è dato saperlo. E soprattutto non è dato chiederlo. E poi abbiamo il fiorino fiorentino che si danna, por’anima, a tagliare di qua e a cucire di là per stiracchiare uno zero virgola di pil. E a Francoforte c’è un tipo, italiano per ironia della sorte, che di soldi non solo ne ha strapieni i forzieri, ma li genera pure ab nihilo (dal niente) come Mago Merlino le magie, come Harry Potter le energie, come Luke Skywalker il laser della spada. Ma nessuno fiata. Quelli che sanno poco o niente (gli analisti) cianciano di tassi di rifinanziamento pronti contro termini, di quantitative easing, di corporate bond, di qualsiasi minchiata pur di schivare il cuore del problema. Quelli che sanno tutto si lamentano che gli tocca il lavoro pesante e spillano grana dalle rotative come birra Waizen dal barile. E quelli che non sanno un piffero? Male che gli vada leggono gli articoli degli analisti. Bene che gli vada, fanno i presidenti del consiglio.

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