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L’Italia è una Repubblica affondata dall’immigrazione

Padre Alex Zanotelli  ha dichiarato, dopo l’esito referendario e il turno delle regionali: “Visto che il PD esce bene, ora coi cinque stelle può fare la voce più grossa. Chiedo con forza che Zingaretti abroghi e non ritocchi i decreti sicurezza”. Interessante “ragionamento”. Abbiamo il Governo meno legittimato della storia della Repubblica, tenuto al guinzaglio dall’unico partito sicuramente sconfitto alle elezioni del 2018, il quale a sua volta tiene al guinzaglio un movimento in movimento accelerato verso l’estinzione. Eppure, l’uno e l’altro, dovrebbero abrogare i decreti sicurezza licenziati dal Governo gialloverde. Cioè il primo serio tentativo di arginare l’onda di una immigrazione illegale, pilotata, e foriera a sua volta di illegalità e di innumerevoli problemi per le periferie già degradate del nostro paese.

Ma la logica del “venghino-signori-venghino”, pur palesemente illogica, continua a fare proseliti, da decenni. Con la complicità di quelli “de sinistra”, soprattutto dirigenti di alto grado e intellettuali dei quartieri vip i quali gli immigrati li vedono coi cannocchiali dai notiziari dei TG nazionali. Eppure, pare che la soluzione al problema sia una sola: accogliere sempre, accogliere tutti e mantenere ciascuno. Il tutto a dispetto di alcune evidenze ormai evidenti anche a chi non vuol vedere: 1) una altissima percentuale di stranieri non è affatto “richiedente asilo”, ma semplicemente in cerca di fortuna; 2) nessun paese al mondo, Italia esclusa, permette la violazione sistematica dei propri confini da parte di mezzi di trasporto battenti bandiera altrui;

3) nessun paese al mondo, Italia esclusa, tollera l’ingresso individuale, tantomeno massivo, e men che mai abusivo, di migranti economici sul proprio territorio; 4) l’ignobile traffico di poveri cristi dall’Africa o da altri continenti è un lucroso affare per le mafie d’oltrefrontiera; 5) la transumanza di esseri umani è favorita da organizzazioni “no-profit” in nome di una globalizzazione senza regole basata sulla rottamazione di concetti come integrità territoriale, sovranità statuale, ordine pubblico; 6) tali organizzazioni non di rado sono foraggiate mica da San Francesco, ma da miliardari col vizietto della “società aperta” e l’utopia della liquidazione di ogni radicamento e identità;

7) l’esodo quotidiano e permanente dà ottimi ritorni a tutto un variegato, e cooperativo, mondo italico della “accoglienza” foraggiato dai denari dei contribuenti; 8) il marketing pro-immigrazione sorvola ignobilmente su un punto ignobilmente sottaciuto: il diritto di ogni essere umano a non essere costretto a espatriare dalla terra natia;

9) i barconi dei salvatori sono spesso guidati da figli di papà,  pseudo-idealisti,  non italiani   che sbarcano i passeggeri non nel “loro” paese, ma nel “nostro” e se ne sbattono dei costi e dei problemi successivi che tanto mica toccano a “loro” ma a “noi”; 10) il tutto condito da un sottotesto palesemente razzista del tipo che servono “braccia” per raccogliere i pomodori maturi o lavare i panni sporchi: uno schiavista dello sceneggiato “Radici” non lo saprebbe dir meglio.

Ci può salvare solo la memoria: tenere sempre a mente che il motore di tutta la giostra non sono né l’umanità né la bontà. Sono: in primo luogo, una strategia geopolitica voluta da pochi; in secondo luogo, un business milionario gestito da molti; in terzo luogo, e soprattutto, il consenso (e il voto) ottuso e beota di troppi connazionali addormentati.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com

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