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PSICODRAMMAZZURRO

azzurroDopo l’uscita dell’Italia dal mondiale di calcio e la pubblica crocifissione dello sventurato Ventura, molti hanno proposto l’analogia tra le tragiche sorti della Repubblica pallonara e il declino irrimediabile della Repubblica italiana. Ammettiamo che la tentazione di usare il codice del simbolo e della metafora era irresistibile, e ammettiamo pure che ne siamo stati attratti. L’Italia esce dalla fase finale del campionato del mondo per la prima volta da sessant’anni in qua: allegoria di un Paese alla deriva. Eppure, la possiamo leggere anche al contrario, tutta la faccenda. Interpretarla, cioè, non già in chiave pessimistica, ma ottimistica, non per trarne i tenebrosi auspici di un futuro da tregenda, ma piuttosto quelli inebrianti di un avvenire radioso. Ma ci vuole Freud. Una delle caratteristiche peculiari della psicanalisi consiste proprio nel mettere sottosopra le convinzioni dell’uomo comune, nel capovolgere il common sense, nella sua ‘vocazione’, insomma, a intra-vedere, quindi a vedere letteralmente ‘dentro’, ‘attraverso’, ‘oltre’ i fatti e la loro scontata immediatezza. Per esempio, tutto ciò che tu dici per sbaglio (i lapsus) o immagini a tua insaputa (i sogni) o fai per distrazione (gli errori) non va mai interpretato, secondo Sigmund, nel modo più logico, ma in quello più ‘illogico’, più lontano dai tuoi tentativi di fornirtene una spiegazione razionale. Si può addirittura affermare che il paziente non può, senza l’ausilio del dottore, arrivare a ‘comprendere’ proprio perché la ‘comprensione’ si colloca a un livello inattingibile in quanto inconscio, occulto, subliminale. Lo psicanalista aiuta il paziente nel suo approdo al senso celato delle segrete cose. Se ci collochiamo in questa prospettiva, la banale equazione ‘Italia calcistica fuori dal mondiale =  Italia politica ai margini del progresso’ è fuorviante; freudianamente parlando, stiamo di certo prendendo una cantonata. E allora, se provassimo tutti insieme, come popolo, a trasformare in un lettino da psicanalisi il divano da cui abbiamo fantozzianamente assistito alla debacle azzurra contro gli svedesi, cosa accadrebbe? Potrebbe toccarci un’esperienza singolare, un’epifania inattesa. Il pareggio miserevole dell’Italia contro la Svezia catenacciara magari non sarebbe più interpretato come un fosco presagio, ma come l’espressione di un’urgenza latente (e indifferibile) del nostro inconscio collettivo nazionale: quella di ‘uscire’. La chiave, quindi, starebbe nel vedere nell’uscita da Russia 2018 la soddisfazione, sul piano onirico, di una pulsione ingovernabile, quanto inconfessata: quella di voler ‘uscire’ non già dal Mondiale, ma dall’Europa. Ecco, alla vigilia di elezioni in cui il 99% dei partiti è –  a tutti gli effetti, e al di là degli slogan di convenienza –  pavidamente europeista, Sigmund Freud potrebbe dirci quanto segue: la nazionale di calcio si è fatta interprete di una voglia, di una brama, di un desiderio che la nostra ‘incoscienza’ popolare cova come un incendio sotto la cenere del conformismo, della vigliaccheria, dell’ignoranza indotta. Ergo, Ventura è un profeta suo malgrado, una Cassandra provvidenziale che ci urla: usciamo sì, ma non solo dal Mondo, dall’Europa. E non per una volta soltanto. Per sempre.

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