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SPECCHIO DELLE MIE TRAME

TRAMELa ridicola ossessione per la competitività e la crescita ha fatto un passo in avanti significativo. Ora non è più sufficiente indebitarsi per mantenere ben oliate le giunture della macchina del consumo. Bisogna anche applaudirla e dirle quanto è bella e brava. In buona sostanza, siamo approdati a un nuovo livello del videogame da psicolabili in cui ci hanno rinchiusi. Agli attori virtuali, cioè noi, è richiesto un surplus di asservimento che non passa più solo attraverso la sollecitazione delle brame e dei bisogni della massa, ma esige che la massa dia i voti (dei bei voti!) a chi le fornisce la roba di cui essa si intossica. Fino a qualche tempo fa eravamo tutti ossessionati da quel fenomeno che consiste nel calling, nella chiamata telefonica, ad ogni ora del giorno e ad ogni giorno della settimana, notturni e festivi inclusi, con la quale un povero disgraziato, ma ben addestrato, ci sollecitava ad acquistare un bene, a firmare un contratto, a cambiare un operatore. Servizio a domicilio ideale, equivalente a quello reso dalle mani esperte di un pastore alle mammelle esauste di una vacca: mungere il più possibile, fino all’ultima goccia immaginabile, di fluido vitale. Il fluido, nell’epoca del trionfo dell’economico sul politico e sull’umano, è, va da sé, il denaro. E il denaro serve alla matrice come il latte a un bambino. In entrambi i casi, favorisce la crescita. In quelli disperati, come il nostro, dicono la faccia ripartire. Ora, però, le telefonate sono raddoppiate. Le aziende non chiamano più solo prima, per proporti un acquisto. Chiamano anche dopo, per sapere se ti è piaciuto e quanto e ti rubano un quarto d’ora per rispondere a questionari rigorosamente anonimi volti a testare la qualità dell’erogatore, né più ne meno come le dita bucoliche tastano la consistenza dei capezzoli di una mucca. Quindi, non solo dobbiamo cedergli i nostri soldi in cambio di cose spesso superflue, quando non inutili o dannose. Adesso, vorrebbero pure che gli fornissimo, a gratis, minuti del nostro tempo per titillargli l’ego. Nota bene: minuti di quello stesso tempo che loro ci dedicano esclusivamente previo ritorno di cassa. Perché il tempo è denaro e loro lo sanno benissimo, ma se lo dimenticano giusto quando hanno bisogno del prossimo per una lucidatina alla vanità della casa. Una logica c’è. La competitività si regge sulla cosiddetta eccellenza che significa sopravvivenza darwiniana del migliore a discapito di tutti gli altri. Siccome le manipolazioni pubblicitarie fanno sempre meno presa, ecco il colpo di genio: affermare, forti di un sondaggio ad hoc, che gli stessi consumatori hanno premiato la ditta come la più gnocca del reame. Il circolo vizioso è completo e il manicomio ormai pieno. Solo posti in piedi. A proposito, vi chiamo domani per sapere se il pezzo è piaciuto.

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