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Honoris pausa

Faccio una pausa dalla serietà e vi racconto questa. Ho avuto una visione. Niente di preoccupante, tranquilli. È che ero impegnato da un po’ nella lettura di un romanzo sugli universi paralleli quando mi è caduto l’occhio su una notizia: hanno dato la laurea honoris causa a Mario Draghi, in giurisprudenza. Come succede, a volte, quando la realtà supera la fantasia, la fantasia ha cominciato a confondersi con la realtà, forse complice il torpore di un assolato dopopranzo. Fatto sta che ho avuto la visione di cui sopra: all’università di cui sopra si presenta il governatore di cui sopra. Anzi no, non era proprio quello di cui sopra, ma un suo omologo quantisticamente parallelo.

All’atto della consegna dell’augusta corona d’alloro, un gruppo di studenti del primo anno occupa l’aula magna, sbarra le porte dell’ateneo e intima ai vari parrucconi di restare ai propri posti. Il capo del piccolo clan di goliardi si posiziona in cattedra e, puntando il dito sul Governatore, gli dice: “Buongiorno, da oggi le lauree honoris causa bisogna guadagnarsele”. Mormorio di disapprovazione tra i presenti, ma il Governatore, lo sguardo sornione, fa cenno agli astanti di non preoccuparsi: lui le sa tutte. Si accomoda e ammicca verso l’esaminatore: “Prego, giovanotto, mi chieda, sono a sua completa disposizione”. Lo studente si umetta il pollice e inizia a sfogliare un esile librino dal nome pomposo: Costituzione della Repubblica Italiana. “Dunque,” esordisce il pivellino, “cosa dice l’articolo 1 della nostra carta fondamentale?”. Il Governatore si illumina: “Con ‘nostra’ intende di noi europei?”. E l’altro, impassibile: “No, di noi italiani”. “Ah, ecco, era per capire. Dunque, mi pare che dica, aspetti, ce l’ho sulla punta della lingua.” Al che, il giovane si sporge in avanti: “Ma lei lo vuole o no il diploma di laurea?”. “Certo che sì, ma magari un aiutino,” borbotta il governatore, improvvisamente inquieto. “Vabbe’,” acconsente l’altro, “quell’articolo dice che la sovranità appartiene al p…”. Colta la palla al balzo, il Governatore declama: “Certo, al p… al Prestigioso board della BCE!”. “Manno’, ma che dice,” replica il pischello, per poi aggiungere, magnanimo: “Coraggio, ce la può fare: appartiene al po…”. Il Governatore sbianca, incredulo per cotanta arroganza, e prova a rifarsi: “Giusto, sì… Al po… Al Potentissimo consesso della Commissione europea”. Brusio di indignazione tra gli studenti. Il loro capo strabuzza gli occhi: “Ma, Governatore, com’è possibile? È una domanda semplicissima: la sovranità appartiene al pop…”.

Il Governatore allora, ormai conscio dell’incipiente figura di palta, fruga invano nella sua prodigiosa memoria di fine economista, dà aria al colletto della camicia, ma alla fine va nel pallone e, fantozzianamente, esala con un filo di voce: “Al pop corn?”. “Al pop corn? Ma ci prende in giro, ma come è possibile, non si può accettare!” esplode il neo-iscritto alla facoltà di legge. Poi, riacquistata la calma,  fa un altro tentativo: “Ascolti, mi sento buono oggi. Le do un’ultima possibilità: la sovranità appartiene al popo…”. Il governatore della BCE, finalmente rinfrancato, si illumina, fa un salto sulla sedia e sbotta, entusiasta: “Popo… popo… Ecco, sì, niente-popo-di-meno che al Meccanismo europeo di stabilità”. La giovane recluta si leva in piedi è urla:  “In nome del popolo italiano, revoco la laurea nonoris causa a…”. Ma, al culmine del godimento, qualcuno mi ha revocato la visione. Non c’è mai pace per i sovranisti. Manco negli universi paralleli.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com

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