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Mai dire Natale

Mai dire Natale: la recente circolare interna della Commissione europea che censura il 25 Dicembre e i nomi cristiani come Maria e Giovanni non è stata capita quasi da nessuno. Nel senso che è stata sottovalutata pressoché da tutti. In particolare, da qualche giornale nostrano che ha cantato vittoria per la successiva retromarcia dei funzionari Ue, intestandosene il merito. E anche da chi ci ha visto, al massimo, uno scivolone burocratico da overdose di politicamente corretto.

Insomma, ci troveremmo di fronte solo più a una estemporanea caduta di stile motivata da eccesso di zelo, ma subito disinnescata dal ripensamento delle teste d’uovo di Bruxelles. In realtà, si tratta di un grosso errore, da parte dei cosiddetti “interpreti”. Innanzitutto, perché la Commissione non ha affatto ammesso di aver sbagliato. Per bocca della Commissaria per l’Uguaglianza, una signora maltese a nome Helena Delli, ha asserito che le linee guida della Comunicazione inclusiva (le quali, appunto, uccidono verbalmente Gesù nella culla) “non servono adeguatamente al loro scopo. Non sono un documento maturo, richiedono chiaramente più lavoro. Ritiriamo le linee guida e lavoriamo ulteriormente”.

Ergo, chi ha esultato per il trionfo natalizio della Sacra Famiglia sulla Dissacrante Unione, lo ha fatto troppo presto. Infatti, nella dichiarazione dell’alto papavero non troviamo alcuna traccia di pentimento per una decisione sbagliata. Semmai, solo rammarico per una scelta intempestiva. Come dire: ci riproveranno, eccome. Non appena riterranno i tempi “maturi”. Il che ci riporta da dove siamo partiti: la sottovalutazione del mostro. Ormai da decenni abbiamo a che fare con la Ue, ma non l’abbiamo ancora compresa fino in fondo. Qualsiasi assurdità sia partorita dai mandarini europei, la accettiamo con una condiscendente alzata di spalla. Quasi si trattasse (sempre) di perdonabili bizzarrie in uno straordinario progetto di affratellante democrazia fra i popoli europei. Oppure di dolorosi sacrifici sulla strada del Paradiso.

Così, abbiamo digerito la sua sottostruttura giuridico-istituzionale essenzialmente antidemocratica. Abbiamo digerito i diabolici parametri del vincolo esterno con i quali è stato messo un tappo allo sviluppo e una mordacchia alla sovranità del nostro Paese. Abbiamo digerito la sua intenzionale campagna contro il made in Italy alimentare, attraverso il ridicolo meccanismo del Nutriscore. Ora digeriremo anche l’espropriazione di un immenso patrimonio immobiliare tramite il divieto di commercializzare gli edifici poco green (roba da fare invidia all’URSS di Stalin). Lo abbiamo fatto, e lo rifaremo, con una miriade di altri provvedimenti, nel migliore dei casi (apparentemente) assurdi, nel peggiore (deliberatamente) liberticidi. E ciò è accaduto, e accadrà, sempre in nome della stessa, complice, cedevolezza: sono solo burocrati che sbagliano, dopotutto. Proprio come i cattivi compagni di sinistra degli anni Settanta.

Ebbene, questo lassismo ignavo è stato, ed è, il nostro peccato inemendabile. Non lo espieremo fino a quando non avremo ammesso la cruda verità: e cioè che i frutti sono marci perché l’albero lo è. Perchè l’Unione non è un progetto essenzialmente sano, occasionalmente guastato da idee balzane. È un disegno antropologicamente – prima ancora che politicamente – perverso e pervertitore dei valori su cui si fonda la nostra democrazia repubblicana. Ma anche di quelli su cui si regge la nostra tradizione cristiana. Loro non torneranno mai indietro. E non si fermeranno neanche davanti al Bambin Gesù, perché lo considerano antitetico alla loro visione del mondo. Abbiamo solo una via d’uscita: l’uscita.


Francesco Carraro

www.francescocarraro.com

https://scenarieconomici.it/mai-dire-natale/

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1 Commento

  • Rispondi
    Emanuela
    23 Dicembre 2021 a 18:35

    Buonasera Francesco Carraro.
    Ho pensato di “dire Natale”, riportando qui una parte del lungo brano de’ I Miserabili, dove Cosetta, – ancora bambina ed al servizio degli orrendi Thenardier, – viene soccorsa nel bosco da Jean Valjean (che la incontra per la prima volta), mentre sta trasportando un pesante secchio d’acqua gelida in un’ altrettanto gelida e terrificante notte d’inverno. Una (ri) lettura che, personalmente, mi riservo ogni volta che sento il bisogno di quel senso di compassione e di amore superiore, di cui l’immenso Victor Hugo era, – e’, e per sempre, sarà – un grandissimo Maestro.
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    Poiche’ la bettola dei Thenardier era situata nei pressi della chiesa, Cosetta fu costretta ad andare ad attingere l’acqua alla sorgente nel bosco, dalla parte di Chelles. Si trovò così immersa nell’oscurità. Dovremmo dire che vi affondò. ……… Per vincere l’emozione che si era impadronita di lei, camminava agitando il manico del secchio, il rumore le faceva compagnia, rincuorandola. ………..Cosetta attraversò il labirinto di strade tortuose e deserte, che conducono fuori dall’abitato di Montfermeil. ……Oltrepassata l’ultima casa, Cosetta si fermò, posò a terra il secchio, affondò le manine nei capelli e si grattò la testa, con quel gesto caratteristico dei bambini spaventati e indecisi sul da farsi. Si trattava ora di affrontare la distesa dei campi, deserta e popolata di ombre. ….. Osservando bene, si vedevano animali che si muovevano nei prati e fantasmi dibattersi fra gli alberi. …. Cosetta riafferrò il secchio e, obbedendo alla paura, riprese la strada di ritorno a Montfermeil. …. “Le dirò di non aver trovato acqua”. ….. La Thenardier le appariva dinnanzi, proprio lei, la sua bocca simile alle fauci di una iena, il suo sguardo infiammato di collera. …. Che cosa doveva fare? Dove andare? Davanti a lei stava lo spettro della Thenardier, e, alle sue spalle, si trovavano i fantasmi della notte e dei boschi. Fu la paura della Thenardier ad averla vinta su Cosetta, che riprese, correndo, la strada verso la sorgente. ……. Procedeva smarrita, gli occhi gonfi di pianto. …… Il suo cammino di fragile bimba e la notte immensa che l’avvolgeva. Nell’ombra senza fine, un atomo. ….Lo sguardo fisso dinnanzi a se’, giunse finalmente alla sorgente. Una piccola conca naturale scavata dall’acqua nel terreno e lastricata con alcune grosse pietre. ….. Riempito il secchio, posatolo sull’erba, Cosetta sentì di essere senza più forze. …. Le gambe non la reggevano più e fu costretta a sedersi sull’erba per riposare. ……Nel cielo enormi nuvole color del fumo, la maschera tragica della notte sembrava chinarsi sulla piccola creatura. … Un vento gelido soffiava dalla pianura, lunghi rami disegnavano forme strane, le alte erbe avevano guizzi di anguille, i rovi si torcevano come lunghe braccia armate di artigli in cerca di una preda. ……. L’oscurità dà le vertigini. L’uomo ha bisogno di luce. Non si affonda nella notte senza una stretta al cuore, e quando l’occhio vede nero, lo spirito vede torbido. …… Nessuno cammina da solo in un bosco nottetempo senza esserne scosso. Le ombre e gli alberi si presentano come chimerica realtà nelle profondità dell’ignoto. …..Gli abissi della notte, gli irreali profili delle cose che variano e si dissolvono …… L’immensità sepolcrale del silenzio, esseri ignoti con parvenza di realtà….. tronchi contorti ed erbe fruscianti: si è senza difesa contro tutto ciò, e non vi è coraggio che resista e vinca l’angoscia. Avviene un fenomeno agghiacciante, come se tutto l’essere si amalgamasse con l’ombra. Questa sensazione è tanto più profonda e sinistra nel cuore di una bambina. Le foreste sono l’apocalisse e i battiti d’ali di una piccola anima producono un lamento di agonia sotto la loro volta sconfinata. …. Cosetta si sentì a poco a poco prigioniera di quell’oscura immensità. Qualcosa di più terribile del terrore le mozzava il respiro. ….. Le mani bagnate nell’attingere acqua trasmettevano una sensazione di gelo a tutto il corpo. Si alzò, colta da una paura istintiva ed invincibile, e non ebbe che un pensiero: fuggire a gambe levate attraverso i boschi e i campi fino alle case, alle luci del villaggio. Afferrò il manico del secchio pieno d’acqua, ma quale fatica per sollevarlo! Riuscì a compiere solo pochi passi, poi fu costretta a fermarsi per riprendere fiato. A tratti, via via più lunghi, ripercorse la strada verso l’abitato, protesa in avanti, la testa bassa, come una vecchietta. Il peso del secchio le irrigidiva le piccole magre braccia, mentre le mani erano intorpidite. Ad ogni sosta, posando a terra il secchio, un po’ d’acqua le bagnava le gambe nel gelo. Tutto questo avveniva in un bosco, di notte, d’inverno, lungi da ogni sguardo umano, ad una bambina di otto anni. ……….La piccola respirava a stento, quasi soffocata da singhiozzi, ossessionata dall’immagine minacciosa della Thenardier, non osando dar libero sfogo alle sue lacrime. Procedeva ora più lentamente, le soste erano sempre più frequenti e lunghe, il che non poteva non accrescere la sua angoscia. Le sarebbe occorso più di un’ora per far ritorno a Montfermeil e, all’arrivo, le sarebbero toccate le percosse della Thenardier. ……….. Giunta vicino a un annoso castagno, a lei ben noto, fece un’ultima sosta più lunga delle altre per raccogliere le ultime energie. Pote’, infatti, riprendere il cammino con maggior coraggio, raccomandandosi a Dio. Fu così che, all’improvviso, ebbe la sensazione che il secchio non pesasse più. Una mano che le sembrò enorme aveva afferrato il manico con grande vigore. Alzando il capo, essa vide al suo fianco un’ombra dalla parvenza di un uomo che l’aveva raggiunta senza fare il benche’ minimo rumore, e, senza dire una sola parola aveva preso il manico del secchio …… Qualche istante dopo, l’uomo le parlò con voce grave, quasi bassa: – Bambina mia, è troppo pesante per te questo secchio. – Oh, è vero , signor mio!, rispose Cosetta. – Te lo porterò io, riprese l’uomo. E così i due ripresero insieme il cammino. …………..- E’ pesante davvero, disse tra i denti lo sconosciuto. Poi aggiunse: – Quanti anni hai, piccola? – Otto, – E vieni da lontano? – Dalla sorgente nel bosco. – E vai molto lontano? – A un quarto d’ora da qui. L’uomo rimase un attimo silenzioso, poi domandò: – Non hai una mamma? – Non lo so, rispose Cosetta. – Non credo, gli altri sì, ma io no. E dopo un po’ di silenzio, continuò: – Credo di non averla mai avuta. L’uomo si fermò, posò il secchio, si chinò e afferrando dolcemente le spalle della bimba, si sforzò di vederne i lineamenti del volto. La personcina macilenta di Cosetta si delineava appena contro il cielo livido. – Come ti chiami?, le chiese lo sconosciuto. – Cosetta, rispose la bambina. L’uomo ebbe come una terribile scossa. La osservò ancora a lungo, poi, riafferrando il secchio, fece cenno di riprendere il cammino. ……….. Erano ormai giunti al villaggio e Cosetta guidò lo sconosciuto attraverso le viuzze. …… Oltrepassata la chiesa, l’uomo, vedendo le bancarelle dei mercanti, le chiese: – C’e’ la fiera, qui da voi? – No, signore, le rispose la bimba. – E’ Natale.
    ( Victor Hugo, I Miserabili, Vol. I)
    ____________________________________________________
    Con i miei migliori Auguri di Buon Natale.
    Emanuela

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