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La Lega ci “rassicura”: moriremo tutti liberali

Una volta – ai tempi in cui si pensava che la prima repubblica fosse una specie di “fine pena mai” – ci si chiedeva, con angoscia: “Moriremo tutti democristiani?”. Oggi, quello slogan potrebbe essere rispolverato e suonare così: “Moriremo tutti liberali?”. Per la precisione: “Moriremo neoliberisti o, peggio ancora, ordoliberisti?”. In effetti, delle analogie ci sono.

Siamo immersi in un eterno presente in cui l’unica ideologia consentita è quella lì: competitività, deregulation, mercati, concorrenza, austerity, fine dello Stato, authority non elette e, va da sé, “indipendenti”. Ma non è solo l’unico modo permesso di vedere le cose. Sembra anche l’ultimo, quello definitivo. Torna in mente il celebre lavoro di Francis Fukuyama del 1992 (“La fine della Storia”).

Tornano in mente le parole di Margaret Thatcher: “There is no alternative”. Vero che la nostra civiltà è sempre più somigliante alle orribili distopie di George Orwell, “1984”, o di Aldous Huxley, “Il Mondo Nuovo”. Altrettanto vero che è quasi uguale a quella disegnata dal Colloquio Lippmann di Parigi del 1938 dove venne sdoganata la parola stessa (oltre che elaborato il suo contenuto): “neoliberismo”. E anche a quella perfezionato poi dalla Mont Pelerin Society nel 1947 e dalla Scuola (economia, giuridica e sociale) di Friburgo a cavallo della metà del secolo scorso.

I trattati dell’Unione europea, tanto per dirne una, sono clonati sulla falsariga delle idee di Walter Eucken, Wilhelm Ropke, Franz Böhm e gli altri esponenti della corrente di pensiero passata alla storia con il nome di “economia sociale di mercato”. Dove il termine “sociale” stona quanto l’aceto sul Tiramisù. Bene, in questo contesto, i vertici della Lega hanno avuto un’idea suicida: convertirsi al liberalismo. Lo apprendiamo da una gustosa intervista di uno dei maître à penser del liberalismo italiano, Marcello Pera, al Corriere della Sera del 14 ottobre 2020. Il quale Pera – evidentemente nostalgico della “rivoluzione liberale” di Berlusconi – non si è tirato indietro quando Salvini gli ha chiesto di mostrargli la strada per uscire dal tunnel.

E lui, invece, gli sta mostrando la strada per restarci in eterno nel tunnel: quello in cui si siamo infilati proprio a partire dai primi anni Novanta, con la firma del Trattato di Maastricht e l’avvento del Cavaliere. Non a caso Forza Italia, come anche il PD (altro braccio armato del Nuovo Ordine Liberista) hanno votato compatti a favore di tutti i trattati capestro di matrice ordoliberista dell’ultimo trentennio: da Maastricht, appunto, a Lisbona al Fiscal Compact.

Salvini si era messo in testa, in un modo grezzo e approssimativo ma proprio per questo molto “popolare”, di contestare la linea. Ma adesso, a quanto pare, torna a casa. E a cuccia. Si converte sulla strada del liberalismo. E si abbevera a certe parole di Pera come: “Berlusconi ebbe l’intuizione di aderire al Partito popolare della Merkel. Aveva ragione lui. Non puoi governare l’Italia se non fai parte delle forze di governo in Europa”.

Il che significa, tradotto dal “liberalese”: non puoi governare l’Italia senza farla governare da altri. Altra perla: “Deve accettare di cedere la sovranità solo a istituzioni democratiche”. Il fatto che quelle istituzioni abbiano sede a Bruxelles o a Francoforte oppure – seguendo il filo – pure a Katmandu poco conta: basta che siano “democratiche”. La Lega, insomma, ha deciso di suicidarsi ma vuole che lo facciano, con lei, tutti gli italiani. Non c’è alternativa, capite: moriremo tutti europeisti. Democratici. E – apoteosi della libidine – liberali.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com

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